All Seing Dolls – Parallel (Drift, 2025)

Dot Allison ed Anton Newcombe sono due musicisti entrati per un breve ed intenso periodo nella mia vita. La prima, musicista scozzese, mi stregò letteralmente ai tempi del suo secondo disco, We Are Science, in balia fra elettronica e cantautorato. Per il secondo galeotto fu Dig!, il documentario che vide Brian Jonestown Massacre e Dandy Warhols condividere strade e palchi, visto in un festival di Locarno pochi anni dopo (2004? 2005?). Insieme sono All Seing Dolls, progetto narcotico ed evocativo, marino e profondo, tra musiche pizzicate, nenie e voci che sembrano provenire da un mondo fatato dove il proibizionismo ha miseramente fallito. Le chitarre pizzicate, il sentore di una scena madre, romantica e drammatica evocato con grazia dalla voce di Anton, gli interventi di Hakon Adalsteinsson alla chitarra ed Uli Rennert alla batteria. Anton sembra comparire a flash, come spettro e mente fuori campo o regista di questa magica atmosfera, che porta singulti, brividi e luci nel campo. Un disco fortemente cinematografico, dove si sente il deserto, l’abbandono, la lascivia e un passato torbido.
Dot ed Anton sono di certo in fuga da qualcosa, perdutamente corrotti eppure puri, in grado di esprimersi con una musicalità magica prima di scomparire in un baratro. In Non-Walter finalmente le due voci si uniscono in una grande canzone, come le più iconiche coppie vocali del passato e del presente: impossibile non emozionarsi sulle note organiche e limpide dei due. È l’aprirsi di un umida bellezza, lacerante nella luce di I Believe You About The Moon e mormorata in What Do Dolls Dream. Il viaggio sembra farsi impalpabile, più di sensazioni che di canzoni compiute, Ormai immersi in un liquido amniotico a gradazione alcolica. È così che se vanno All Seing Dolls, con magia e malia senza voltarsi indietro, solo una voce meravigliosa, il rumore del vento ed una chitarra lanciata verso gli spazi siderali.