Torna con un nuovo album, dalla sua dimora persa nell’Appennino tosco-emiliano, il musicista che si cela dietro al nome di Adamennon. Nero esplora un versante inedito della musica oscura, proseguendo e portando a compimento la tendenza a mischiare organi prog e atmosfere dark ambient che caratterizzava le prove dello scorso anno, in particolare lo split con Null.
Il comporre in una terra che ancora porta i segni di un passato pagano e medievale ha certamente contribuito a plasmare il mood decisamente scuro delle composizioni, un tono che tuttavia non penalizza l’ascoltabilità, superiore a quella del passato grazie allo spazio riservato alla tastiere e alle loro melodie, ben supportate da un basso gorgogliante. Se con le ossequiose Lode A Mercurio e Lo Spartito Del Diavolo, si paga pegno ai maestri del genere, Antonius Rex su tutti, la gran parte dei brani dell’album rivisita il prog-doom occulto dei ’70 con orecchio moderno ma rispettoso, sporcando le melodie con rumori analogici mai troppo invadenti. Il risultato è una musica un po’ retrò ma personale e fruibile, non lontana dalle atmosfere del Mortiis degli esordi, ma con un retroterra culturale chiaramente italico, denso e pesante: più romanico che gotico, se mi consentite il paragone architettonico. A incrinare il quadro che fin qui si era delineato ci pensa la traccia finale: dopo una sviante intro pianistica Gli Ultimi Passi Nel Buio si inabissa nell’ostica dark ambient del passato. Lo stacco è brutale e fa venir meno ogni possibile coesione e continuità, sebbene il brano sia ben congegnato con un drone che pulsa e, quietandosi all’improvviso, dà più volte l’illusione della fine, che giungerà solo dopo un quarto d’ora di sofferenza. Come a sottolineare che il futuro, al di là di ogni illusione, è sempre…Nero.