Una vacanza all’Hotel Acapulco, storico 4 stelle di Forte dei Marmi, è una vacanza all’insegna del “turismo lento”, che segue i tuoi ritmi e asseconda i tuoi desideri, abbandonando le affannose corse contro il tempo per abbracciare la calma e il piacere di vivere a fondo le emozioni.
Queste le parole che ci accolgono nella home page dell’albergo versiliese, location di costruzione e proprietà della famiglia di Vittore Baroni dalla metà degli anni ‘60, che in queste stanze ha studiato e promosso questa compilation, con 16 artisti a tracciare la rotta assolata delle ferie e di una struttura alberghiera che ha visto passare nei suoi corridoi SPK e la coppia Cochi e Renato, per darvi l’ampiezza della clientela possibile. È una musica per spazi quella dei musicisti coinvolti, che anche per la presenza di Deison e Matteo Uggeri non può che farmi pensare al loro In the Other House, sviluppato per sezioni alberghiere e con una pletora di artisti di livello. The Big Hall, l’ingresso, la fornace, è appannaggio di Luca Leggero che, nomen omen, ci invita con delicatezza ad entrare, fra le voce delle addette al servizio e qualche stralcio della salle à manger. Deison è un’inquietante addetto al lift in livrea, accompagnato dalla voce di Barbra Lica e dai ronzii nell’aria, fino ad piano magico, dove la chitarra di Stefano Giannotti ci fa entrare direttamente in acqua, levitando. Piccoli ensemble blasé nelle camere con vista, il piano di Filippo La Marca, Giuseppe Giannecchini e Nicola Trapassi a costruire immagini d’antan, mentre nella stanza di Gasparotti, quella senza numero, si entra proprio rischio e pericolo, rischiando di essere travolti da passaggi di anime.
In ricezione c’è Daniele Virgilio, vero e proprio mago di pulsanti e bottoni, dai quali estrae suoni fantasiosi, mentre a mollo nella jacuzzi Heimito Kunst, che riemerge in un rito purificatoree frizzante, in barba alla deboscia imperate in quei luoghi.
È una fase magica, con una sorta di processione nella Comfort Zone insieme a Francesco Paolo Palladino, Gino Ape e Pierangelo Pandiscia, ma spostandoci all’esterno c’è un concerto nel gardino: The Garden of Love, con la loro wave pelle ed ossa, scheletrici e minimali a tirarsi addosso gli sguardi degli ospiti, mentre in lontananza Massimo Giacon fuma una sigaretta fuori dalla cucina, un attimo di pausa con un videogioco mentre i ragazzi preparano la linea. Intanto si suona al Lounge Bar, stasera i Bee’s Knees sono ottimi e Vittorio Nistri & the Dead Freaks Society ne esaltano i profumi.
Stacco, palestra, gli Open to the Sea danno il ritmo, passi lunghi e ben distesi, concentrazione, moto e leve in azione. Non come Arlo Bigazzi ed amici, tavolino nella hall, bicchierini, sigaro e dolce vita. Ma del resto la vacanza è vacanza, c’è chi la vive allegra e chi la tinge di blue pre-partenza, come lo sguardo di Bi Nostalgia On the Roof, synth, piano e loops come se tracciando un alinea da Forte dei Marmi si potessero bypassare gli 8987km che ci separano dalla Austin degli American Analog Set. Già, tocca tornare a casa, anche Daniele Ciullini ci avvisa di come l’estate sia finita e ci si prepari ormai alla stagione invernale. Giusto il tempo dell’ultima coreografia, ballando con Le Forbici di Manitù su tutta Via Raffaelli, alleggeriti il giusto di danari, abbronzatura perfetta, tutto bellissimo. Ripartiamo in auto…no, la radio non accendiamola per ora!