Aaron Frazer – Into the blue (Dead Oceans, 2024)

Dopo il suo Introducing…(ormai del 2020) avevamo quasi perso le speranze di ritrovare dietro ad un microfono Aaron Frazer, da molti conosciuto per essere stato il batterista dei Durand Jones & The Indications.
Accasatosi presso la Dead Oceans rientra invece con Into the Blue nel suo cremoso andazzo di impastare la materia r’n’b e soul, facendo proprio anche un aimmaginario western da campo lungo ed assoluto, sole ed aombre che nascondono le intenzioni e personaggi enigmatici.
Il falsetto di Aaron è, come sempre, puro miele ed il passo hip-hop portato dal co-produttore dell’avventura Alex Goose fa bella mostra di se in brani come Fly Away, riuscendo a creare un amalgama largo, molto largo di black music che sembra letteralmente fluire dal corpo del mostro. In Payback graffia con artigli rock (ricordiamo che l’esordio fu prodotto da Dan Auerbach dei Black Keys e che) ma guarda anche a sud, al Cile di Cancamusa che colora di aria latina Dime.
Il suono di Aaron Frazer è sexy senza mai essere ruffiano, ballando su un crinale sotto al quale c’è il peggio, il becero e lo stucchevole. La capacità dell’artista originario del Maryland è quella di far suo uno stile passato senza mai renderlo puro revival ma unicamente suono fuori dal tempo, dove datazioni e mode lasciano il tempo che trovano e che è riuscito da Colemine Records (che si occupa dell’uscita in vinile azzurro) a raggiungere una Dead Oceans sempre più aperta ad una semplice musica di qualità lontana da schemi e stili ( un paio di nomi? Bill Fay, Phoebe Bridges, Slowdive e Kevin Morby). Musica da struggimento, da struscio, musica che viene dall’anima e dal cuore, semplicemente perfetta senza inventarsi nulla che non sia mai stato fatto negli ultimi 70 anni da migliaia di bands soul ed r’n’b ma negarne la grandezza sarebbe come negarsi il gelato alla vaniglia perché non più di moda. Qualcuno potrebbe obiettare sia troppo cotonato e laccato ma di norma chi lo fa è perché non riesce più ne con la cotonatura ne con la brillantina Linetti a rifarsi la coana. Questo, ed il fatto che fino al termine dell’album non si percepisca il minimo riempitivo, ma la sensazione di una seducente raccolta d’altritempi ci conferma Aaron Frazer come faro in questo campo musicale al momento. Abbandonatevi a lui e non ve ne pentirete!