AA. VV. – Safe In Their Alabaster Chambers (Under My Bed, 2013)

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La serie Murmured Poetry è un interessante progetto della Under My Bed che affida a tre gruppi una poesia, chiedendo di darne due interpretazioni: una che utilizzi le parole come testo e una strumentale che ne interpreti  significato e atmosfere. Una formula abbastanza restrittiva, ma anche un gioco dove ogni band è chiamata a farsi forte delle restrizioni imposte, permettendo poi all’ascoltatore di confrontare i risultati. Perso colpevolmente il primo capitolo, dedicato a Sylvia Plath, cerchiamo di rifarci con questo basato sul poema Safe In They Alabaster Chambers di Emily Dickinson.
In realtà il confronto è reso difficile dalle differenze stilistiche fra le proposte e il giudizio sarà probabilmente più dovuto ai gusti musicali di ciascuno, ma come vedremo il disco si presta anche a un altro tipo di fruizione. L’americana Jennifer Jo Oakley, col nome di Empty Vessel Music, sceglie un taglio folk cameristico, cantando con voce celestiale su una base di chitarra acustica e archi: non siamo lontani dalle atmosfere delle Amber Asylum. Ancor più toccante è tuttavia il brano strumentale, dove alle corde vocali si sostituisce il flauto, raggiungendo un pathos notevole. Armato di chitarra elettrica e un po’ di elettronica si presenta l’italiano Apash Twenty Twelve, che opta per un approccio più tradizionale, recitando con voce doppiata su una base strumentale fra minimalismo e post-rock, con qualche inserto rumoroso sul finale, che prevarrà poi nel secondo brano, allontanandosi un po’ dalle atmosfere malinconiche che il concept sembrerebbe suggerire. Ancora diversa la proposta del progetto serbo Magnetic Poetry, costruito con suoni elettronici e field recordings e con il testo, recitato da una voce femminile, rimontato liberamente, mentre nel secondo capitolo sembra mettere in scena, fra tocchi di piano e rumore sintetico, la disgregazione delle camere di alabastro. In fin dei conti, sebbene le proposte siano variegate, il disco è dotato di una struttura coerente che suggerisce un ascolto in continuum lungo un percorso che va dalla melodia al rumore, fino alla dissoluzione finale, un’appendice felice e coerente alla poesia originale.