3eem – Third Segment (Chew-Z, 2009)

I 3eem…fanno tre. Ad oltre due anni da Matilda tornano con un album che apre scenari inediti e quanto mai benvenuti al gruppo canavese: suoni ed intuizioni prima solo abbozzate si guadagnano ora la scena, mentre elementi del tutto nuovi si manifestano in forme già molto compiute. A licenziare il tutto la solita, attentissima Chew-Z. Quello che subito si nota, ancor prima di porre orecchio alle composizioni, è la brevità dell’insieme, che non raggiunge la mezz’ora contro le opere precedenti che privilegiavano durate decisamente maggiori. In un contesto così ristretto è inevitabile che lo spazio riservato ad alcuni elementi, che si sovrappongono a quelli abituali, venga ad assumere un significato particolare. Inizialmente ritroviamo le familiari atmosfere urbane e cinematiche, ma il sax, che prima si stendeva suadente sulle basi di chitarra e beat sintetici, ora è quasi sempre nervoso: nella narrativa Oaxac sfregia le atmosfere da pattugliamento notturno con fraseggi quasi free e quando in Slow Motion torna su registri più morbidi, come dei Franti del XXI secolo, è la base ad essere densa di sporcizia. Soluzioni che già avevamo ascoltato, ma qui, come dicevo, vengono ad assumere un peso diverso. Capita che i cambiamenti siano anche più radicali, comunque. Del tutto nuovo ad esempio è quello che ci propone Concreti: sbalzi di volume, suoni apparentemente trovati, frammenti di voci, rumori e ritmi che emergono dal nulla e prontamente vi ritornano; il sax, unico punto di riferimento, che tratteggia una melodia malinconica. È un brano che segna un passo in diagonale, contemporaneamente in avanti e fuori dal solco consueto, attraverso cui il gruppo si mette in discussione, pur senza rinunciare alla propria personalità. Nell’ottica del necessario superamento di un suono certo piacevole, ma che comincia a mostrare i suoi anni, Third Segment mette in mostra diverse possibili sviluppi, alcuni graduali, altri più radicali. E forse sono proprio quest’ultimi a convincere maggiormente.