The God Machine - Scenes From The Second Storey (Fiction, 1993)

Non ascoltate mai i God Machine quando siete al volante: il rischio di incidente aumenta del 110 / 120%. La loro musica ha una capacità di penetrazione psicologica senza molti eguali. La sensazione è che i messaggi dei God Machine provengano da un satellite orbitante attorno alla terra. Durante un'attento ascolto notturno, può sembrare di essere catapultati in uno spazio oscuro e senza appigli (cosa che notoriamente getta Clov nello sconforto).
Così è il mondo dei God Machine, espresso con forza in I've Seen The Man: "... I stand dead in the center with nothing at all / damn god…". La bestemmia diventa una sorta di preghiera laica.
L'aggressività sonora della prima parte è un vero e proprio sfogo, che sfuma gradualmente nei paesaggi onirici del gran finale.
La quiete (se così si può definire) dopo la tempesta. E nella "quiete", la riflessione. L'ipnotica tetralogia comprendente Ego, Seven, Purity e The Piano Song parla, con essenzialità lapidaria, di quelle debolezze, illusioni, e verità che spesso si preferisce nascondere perfino a se stessi: "You can find a reason for anything / you can make excuses for all bad things / you can justify before present occurs / so you can walk away before I begin to hurt". Col calore di una preghiera, ci chiedono di prenderne coscienza, perché solo da lì può sbocciare una speranza.
Scenari dal secondo piano. Quello che ci sovrasta tutti.

God Machine? E' un mito che purtroppo pochi ancora ricordano;
non solo nei due bellissimi album ma anche la "loro" continuazione
è allo stato psicologico che pochi sono riusciti ad eguagliare, prima
con il caos rumoroso dei God Machine e ora con le soavi atmosfere
psicologiche dei Sophia dove il martoriatore Robin Proper
Sheppard è diventato l'ultimo della triade a darsi verso la massa.
L'album in questione è bellissimo ma non dimentichiamoci del bellissimo
...In a place of dying... concepito pochi giorni prima della morte
del bassista, che ha concluso il suo lavoro in ospedale, e che porta
di conseguenza logica (non come fanno gli altri che per ragioni
economiche non cessano) alla definitiva conclusione di un ciclo.
Valerio Michele Manes

I God Machine erano OK, i Sophia sono solo mediocri (a mio modesto parere).
Beppe

Non si discutono... Pochi accordi, feedback, ripetizioni ossessive... Emozioni. Non si discutono.
Brokenboy

Sono contento che non abbiano sfondato: una meraviglia tale se la meritano veramente in pochi...
Andrea

Uno dei più bei dischi di sempre: "scenes from thew second storey".
Marco

"Scenes..." fu indubbiamente uno dei grandi capolavori del crossover: non solo
per l'incredibile capacità di amalgamare suoni e armonie dalle influenze più disparate
(si potrebbero citare, veramente a caso, Jane's Addiction, Cure, Spaceman 3, Black Sabbath,
Killing Joke e chi + ne ha + ne metta...) ma soprattutto per l'approcio mistico e la profondità
esistenziale che sottendono l'intera opera, qualità troppo spesso carenti non tanto nel genere
stesso ma nella musica rock in generale. Detto questo, va ricordato che, purtroppo, i "veri"
God Machine erano ben altro: fui tra i pochi fortunati che se li videro dal vivo (Praga 1993,
per inciso IL PIU' BEL CONCERTO DELLA MIA VITA) e posso assicurare che nè il disco in
questione nè tantomeno il successivo "One last laugh..." resero giustizia al loro act ispiratissimo,
pieno di momenti di improvvisazione ("Desert Song dal vivo durò quasi 20 minuti!!!!!!) e di una
raffinatezza timbrica mai emersa dai lavori in studio...
Per quel che mi riguarda, uno dei capolavori rock degli anni '90, insieme a My Bloody Valentine,
Morphine e pochi, veramente pochi altri.
NB Il tempo renderà loro giustizia: già la Arcana li ha inseriti nella sua prestigiosa
"Enciclopedia del Rock"...
hugo

Entrai nel negozio, raggiunsi la saletta d'ascolto e dopo aver scelto, iserii
"Scenes from the second storey" nel lettore: rimasi folgorato. La ragazza che
era con me non esisteva più, le cuffie che indossavo erano divenute una placenta
contenente uno spazio a sei dimensioni; dall'impatto non ne uscii indenne per anni...
con "ritual de lo habitual" dei jane's addiction e "demon box" dei motorpsycho, degni
della vetta massima.
Riccardo

E' inutile dire altro i God Machine durante un periodo della mia vita sono stati il massimo,
anche intuendo i testi e sono disperatamente alla ricerca delle traduzioni, Help!
Luca

I God Machine sono stati forse il gruppo anni 90 più innovativo...pensate quante band
si sono inspirate al loro (i Tool hanno saccheggiato a piene mani da questo disco).
Un capolavoro. Ignorarlo è un vero peccato!!!
Maurizio

Ascoltarli dopo dieci anni fa un effetto particolare.Ancora attuali,poetici,struggenti,
progressive,psichedelici e tremendamente ipnotici.
Gianni

Poche sono le parole, infiniti gli spazi sonori e incontrollabili le profonde e intense
emozionalitá che i God Machine prima e gli Sophia dopo, mi hanno regalato. 
Non aggiungo altro, solo un ENORME GRAZIE.
MaRTiN K

"Rabbia, intensità, emozioni. I God Machine vi rapiranno l'anima..."
Ricordo ancora la conclusione della recensione di Sorge su Rumore, significativo no?
Ricordo anche che comprai l'album a scatola chiusa, spinto non sò bene da cosa e si
mi hanno rapito l'anima...
Mojave

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