Cardosanto

Appurato il fatto che non esiste una scena ligure unitaria ma solo qualche buona amicizia che lega le band della zona, anche dei generi più disparati, procediamo a una chiacchierata un filo provocatoria con Roberto Sassi dei Cardosanto, promessa più che mantenuta della costellazione post italiana. Proseguiamo, quindi, la nostra serie di interviste a band del panorama nostrano che non hanno un disco nuovo da promuovere, non mosse quindi da biechi intenti promozionali...


Sodapop: Dalle stelle alle... (ovviamente non intendo stalle... e se per caso vuoi leggerci stalle allora vige l'equazione stalle = la tua partecipazione al progetto di ironico free impro genovese Chuck Norris Zen Solution Ensemble, di cui peralto faccio parte anche io)?
Roberto Sassi: Yeah, il Chuck Norris Zen Xtet è una melma che può diventare interessante.
S: Dopo i tour con glorie della scena internazionale (Colossamite, Gorge Trio...) e l'uscita del disco a... qual'è la situazione attuale?
R: Colossamite, Gorge Trio, ma anche , Cheval De Frise, Anatrofobia, Twig Infection… Sono state tutte esperienze di palco che hanno lasciato sicuramente il segno, in termini di accrescimento (musicale, ma non solo), stimoli e rapporti di amicizia. Con alcuni di loro sono nate anche delle collaborazioni musicali. Diciamo che, insieme all’urgenza espressiva, questa è una delle ragioni d’essere di un progetto come il nostro. L’uscita di Pneuma ha segnato un punto basilare in questo processo, continuando ancor oggi a fornirci possibilità di incontro e confronto con altre realtà. Ora, naturalmente, sta nascendo l’esigenza di strutturare il nuovo lavoro; i tempi però sono abbastanza lunghi, essendo Cardosanto non un progetto a tempo pieno e quindi sottostante ai ritmi ed alle esigenze dei singoli. Nel frattempo uscirà un brano su Cosmonaute, una compilazione di musiche non ortodosse curata dall’etichetta francese Anorack.
S: Cosa state combinando?
R: In attesa che i tempi siano maturi per un nuovo cardodisco, io continuo a suonare con MGZ e porto avanti due collaborazioni: una con gli Anatrofobia con cui ho registrato dei brani del loro nuovo disco e con cui farò alcune date in formazione allargata e un duo chitarra/batteria con Jacopo degli .
Fulvio (basso) invece collabora con Blue Young Monkeys, formazione savonese dedita alla ricerca delle radici dello ska.
S: Attività live? Frequenza, posti, occasioni, pubblico?
R: Frequenza: troppo rare, direi una trentina di date dall’uscita di Pneuma.
Posti: da Taranto a Trento.
Occasioni: ogni volta.
Pubblico: fondamentalmente molto attento, che siano due o siano duecento.
S: L'essere stati "coccolati" dalla stampa è servito?
R: Non penso di essere stato coccolato dalla stampa. Comunque no, né a suonare di più né a vendere più dischi.
S: Mi sembra di notare che più un gruppo ha raccolto meriti in campo nazionale, e non, meno riesca ad usare questa presunta agevolazione (il merito, questo sconosciuto) a suo favore nel proseguio immediato della "carriera"...
R: Bisogna vedere cosa intendi per meriti. Continuo a riferirmi alla stampa, in particolare alle recensioni. Secondo me l’avere un buon riscontro presso la stampa non aiuta né ostacola, ma è sostanzialmente indifferente nei confronti dell’ascoltatore medio: ciò che fa la differenza non è se un giornale parla bene di un gruppo, ma se un giornale pubblicizza un gruppo. E non è la stessa cosa.
S: La domanda che tutti si pongono su di voi: metallari o no?
R: Oddio…no. O per lo meno cosa è metallaro? Meshuggah/Dillinger Escape Plan/Neurosis o Iron Maiden/Helloween/Manowar?
S: Ovviamente io ravvisavo un vostro tentativo di imitare le dinamiche dei Twisted Sister... Quanto influiscono le sonorità di certo noise tra virgolette estremo, quanto le tentazioni avant, quanto le derive serio-jazz, quanto l'ironia?
R: In parti uguali, anche se posso dirti che il jazz serio lo lasciamo fare a chi ha studiato, che di ironia ce n'è più adesso di qualche anno fa e che in fondo non è altro che rock’n’roll….
S: L'essere invischiati a vario titolo nell'organizzazione di concerti ed eventi, non sempre di fruizione popolare, vi ha aiutato a rapportarvi meglio con la situazione italiana?
R: Sicuramente con quella non sempre di fruizione popolare.
S: Vi stupite mai di qualcosa ai vostri concerti (l'attenzione, la disattenzione, il brusio, le belle signorine...)?
R: Forse il coinvolgimento e l’attenzione. Mi rendo conto che il nostro lavoro può presentare degli ostacoli ad una immediata e semplice comunicazione con il pubblico, sia per motivi strutturali, a causa dell’assenza di un'importante figura mediatrice come il frontman, sia per motivi più strettamente collegati al modo di approcciare la materia musicale. Dal vivo, invece, spesso ci sorprende l’attenzione che ci dedica il pubblico nell’arco di tutto il concerto..
S: A quando la svolta pop?
R: Quella c’è già stata, caro. Ora, dietro l’angolo c’è il glam.
S: I vostri rapporti con l'etichetta?
R: Rari.
S: E' praticamente dall'altro capo dell'Italia. Ok per Internet e telefoni...ma i rapporti "fisici"... Certa complicità che spesso si crea tra band e label?
R: In effetti è un aspetto che a noi manca un po’. Oltre che produttivo sarebbe molto più stimolante lavorare a stretto contatto con l’etichetta che ti segue, d’altronde la Freeland è stata l’unica a dimostrarsi sinceramente interessata a pubblicare Pneuma.
S: Avete mai preso in considerazione l'idea di tirar su una etichetta vostra?
R: Se non dovessi lavorare o se solo i giorni durassero qualche ora di più rispetto alle classiche ventiquattro ore, ci proverei subito.
S: Domanda a cui non so se puoi rispondere... Non ho ancora capito se hai una personalità splittata al riguardo o se le cose sono ufficiali... Confronti tra il lavoro con MGZ e con i Cardosanto?
R: In termini medici penso si chiami schizofrenia. A parte gli scherzi, i due progetti sono totalmente diversi: uno è spettacolo e rappresentazione metaforica, l’altro è l’antispettacolo e cruda espressione.
S: In un periodo in cui a tutti i gruppi strumentali italiani veniva fortemente caldeggiata l'aggiunta in formazione di un cantante a voi è successo il contrario. Come è avvenuto l'allontanamento del cantante? Seguendo i consigli e le pressioni esterne o semplicemente per selezione naturale?
R: Selezione naturale: voleva studiare lirica… E noi ci siamo sentiti più a nostro agio a continuare da soli piuttosto che a cercare sostituti.
S: Ultima sfigata domanda. Due anni fa il GoaBoa davanti ai cancelli chiusi. O quasi. Adesso di nuovo. Sbagliare è umano, perseverare è Cardosanto? Impressioni su un modo di trattare la musica forse indipendente ma sicuramente lontano da quanto messo in atto dal gruppo.
R: Semplicemente sono cambiate le condizioni di partenza: l’esperienza di due anni fa è stata desolante, quest’anno i presupposti erano decisamente migliori. Per il resto, critiche e plausi sono legittimi e soggettivi; il fatto che il GoaBoa sia l’unica realtà in questo ambito è un dato oggettivo e su cui riflettere.

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