Wilco - A.M. (Sire, 1995)

I Wilco nascono da una costola degli Uncle Tupelo, e come loro suonano roots rock tradizionale americano, talora tendente al country. In molti - non soltanto gli amanti del genere - hanno parlato bene di questo disco (che, se vi può interessare, fu inserito dal Mucchio Selvaggio tra i 20 migliori di gruppi esordienti del '95); spero di non offendere nessuno se, invece di citare Gram Parsons o Neil Young, cercherò di descrivere A.M. sulla base delle mie specifiche conoscenze musicali, sia per facilitare il mio stesso compito, sia per adattarmi al target teorico della fanza. In effetti, più che una "musica del passato", che sarebbe fors'anche stata causa di estrema noia, mi è parso di ascoltare un gradevolissimo sound made in USA che mi ha riportato alla mente i nomi di parecchi gruppi moderni - probabilmente poiché sono questi ultimi a ricondursi, almeno in parte, alla tradizione. Così, se volete, provate a immaginare un incrocio fra Tom Petty e i Teenage Fanclub (giuro che non sto scherzando!): le qualità melodiche del primo sono le stesse che si notano in Pick Up The Change; i secondi, invece, vengono in mente ascoltando I Must Be High o I Thought I Held You (anche se qui le chitarre e la presenza del banjo non lasciano dubbi sullo stile adottato). Ma non finisce qui: nella vivace Casino Queen a suonare sembrano esserci gli Urge Overkill in vena di scherzi; più spesso pare di ascoltare un miscuglio di Buffalo Tom, Soul Asylum e Lemonheads ( le belle Box Full Of Letters, Passenger Side); e ancora, Blue Eyed Soul potrebbe essere stata suonata dai recenti Sparklehorse. I miei brani preferiti sono Dash 7 e Too Far Apart, ma obiettivamente non c'è una canzone brutta, al di là di 1-2 pezzi più propriamente country che possono dir poco ad un non appassionato. Riassumendo, un rock lento e melodioso, semplice ma efficace in quanto a intensità, certo radicato nella tradizione americana ma assolutamente piacevole anche per le orecchie dell'ascoltatore "moderno".

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