AA.VV. - The Adventures Of Jonathon Whiskey (Jonathon Whiskey, 2001)

La Jonathon Whiskey è una etichetta che produce 7" in pochissime copie, dal packaging composto di una busta di cartone con attaccato un foglio fotocopiato: l'artwork scarno e particolare (le foto di copertina sono molto belle) non devono fuorviare, poiché la maggior parte delle uscite è composta da veri gioiellini (lo so, questa l'ho fregata a Fede, ma tant'è...). Per mia sfortuna e per gioia del mio portafoglio non sono riuscito ad impossessarmi di un gran numero di questi 7", ma l'etichetta mi è venuta in aiuto con la pubblicazione di questa compilation, che raccoglie in quattordici pezzi i momenti migliori di quelle uscite: un solo brano per gruppo e non sono rappresentate tutte le uscite, ma c'è di che divertirsi... Ogni disco di questa etichetta è caratterizzato da un nome diverso, ad esempio Benjamin Whiskey: questa si chiama Erik Estrada Whiskey, dal nome del noto poliziotto dei Chips (nonché sponsor di pillole dimagranti ed eroe delle novelas messicane!) al quale è dedicata una spassosa biografia nel booklet.
Si inizia con Seafood, mellifluo post rock ben ritmato, lo spleen dei Tristeza, un frusciante remix di un brano di One Star da parte di "Mr 555 Rec" Steward e le geometrie introspettive dei Billy Mahonie: un inizio niente male. Una vera sopresa sono poi Jumbo, con una melodietta di tastiera, chitarra sgangherata e batteria elettronica da lacrime e 2 By Bukowski, con un ambient-Eno filtrato e malinconico. Tocca poi ai maestosi Hood, dei quali non parlerò mai bene abbastanza, che presentano un brano tra i miei preferiti: acustico melanconico con pesanti inserti di elettronica poverissima. Fanno da contraltare le Chicks On Speed con quattro minuti di inutile collage con tanto di declamazioni; per fortuna arriva l'elettronica soffusa e acida di The Remote Viewer e Lazerboy. Discorso a parte per la meravigliosa melodia di Rothko, sospesa in aria tra gli arpeggi dei bassi in uso alla formazione, fino all'arrivo di una soffice colata di fruscio: non riesco più a vivere senza... Nei sessantotto minuti complessivi c'è ancora tempo per farsi cullare dalla malinconia ambient di Yellow 6, il cantato di Left Hand che scivola nel finale in uno strumentale elettronico da carillon rotto e Mum & Dad, con mugolii femminili, elettronica retrò anni '70 e campionamenti di colonne sonore, il tutto sotto ad una suadente voce narrante: d'altronde il brano si chiama Lady Porno...
Nel complesso una bella raccolta di alcune delle cose inglesi più intriganti: al solito dal nullo successo commerciale, ma molto varie e valide.

aggiungi il tuo parere