Tompaulin - The Town And The City (Ugly Man, 2001)

“Dopo un po’ semplicemente ti stanchi di sentirti dire che non vali nulla. Che quello che fai non ammonta a niente. Abbiamo fatto tutto quello che ci hanno detto di fare. Scuola, lavoro, università, lavoro…nulla si è realizzato, una morte lenta che ti calza a pennello. Avevamo i cinema e i locali notturni ovviamente. Pile di vinili, scatole di libri di cui non ti si parla a scuola… Un’oscurità familiare, uno spazio per preparare la caduta della tua vita…. Una colonna sonora di Tommy Boy, Factory, Dylan, Dexis, Motown, Marychain. Beh… Cos’altro può fare un povero ragazzo? Cominciare un gruppo, fare un disco con le spalle al muro, le strette catene dell’amore che ci legano i piedi e i cuori… The town and the city”. (Tompaulin)
Se vi piace quella musica che sembra sempre far uscire il sole anche quando fuori piove a dirotto, impazzite per le citazioni musico-letterario-cinematografiche e avete nostalgia per gli anni sessanta, i Tompaulin sono la band che fa per voi. Dopo un anno di voci di corridoio tra gli addetti ai lavori che li definivano di volta in volta “band più interessante del momento” e “degni eredi dei Belle And Sebastian”, i Tompaulin (chiamati così in omaggio al poeta inglese Tom Paulin) ci regalano finalmente il loro primo attesissimo album e certamente non deludono.
Più che una somiglianza prettamente musicale (che peraltro è comunque evidente), dei Belle And Sebastian nei Tompaulin vi sono la dolcezza e la sensibilità: la passione per i libri, la poesia e il cinema, la voglia di sole e di sorrisi, la fissazione con la cultura degli anni sessanta, l’amore per le piccole cose che rendono una vita degna di essere vissuta. A cantare sono alternativamente Stacey Mc Kenna e Jamie Oldman, la prima con una voce bellissima e importante che ricorda più quella di una chanteuse francese che quella di Isobel Campbell, il secondo con quella voce casuale e delicatamente indie che ricorda la bellezza senza sforzo dello Stuart Murdoch di I Fought In A War. Insieme, Stacey e Jamie cantano di piccole storie bizzarre e contorte, di ragazzi che fanno i parrucchieri e di come ci si sente a venire presi a pugni da un energumeno all’uscita di un pub, del loro amore per il cinema e del fatto che tutti i matti sembrano conoscerti quando sali su di un autobus. Ciò che rende speciali i Tompaulin, infatti, sono i loro testi bellissimi e pieni di acutissimi dettagli, quel tipo di testi divertenti e insieme profondi e pieni di coscienza di classe che in altri tempi hanno fatto di Jarvis Cocker (Pulp) una star. La musica è un misto di chitarre e tastiere accompagnate da una festa di fiati, armoniche e violoncelli, un’esplosione di gioia bohemienne che farebbe danzare anche le statue e che sembra trasportarti ad un party all’aperto (con tema anni sessanta, ovviamente) mentre di sottofondo suonano i Saint Etienne.
La canzone che apre il disco, My Life At The Movies, è un piccolo gioiellino pop che farà impazzire (ma proprio impazzire) tutti gli amanti del cinema intorno al mondo, con un testo divertentissimo che racconta di come qualunque film vada bene, basta che sia un film (“My life at the movies/ a career 9 to 5/ It’s sad scientific/ reflecting my life” canta Stacey con la sua bellissima voce). Daydreaming è un pezzo delicatissimo a proposito di una ragazza che tende a sognare un po’ troppo, mentre in My Life On Buses Jamie ci canta divertito delle peripezie che gli capitano sugli autobus tutti i giorni (“The certified insane/they all seem to know my name”, dice il ritornello). Kicking And Punching è una delle canzoni più belle dell’album, un pezzo con un ritmo sbilenco e meraviglioso e con un testo che ti fa ridere da solo per cinque minuti di fila (praticamente è la storia tragicomica di un ragazzo che viene preso a pugni da un energumeno, e che tra un pugno e l’altro ci canta la storia mezzo ridendo), mentre The Good Doctor ci racconta di un dolce collezionista di sorrisi. Il disco è pieno di bellissime citazioni di ogni genere, da Shakespeare a Samuel Beckett, da Marianne Faithful a Leonard Cohen, e la pagina dei ringraziamenti è una festa di omaggi a tutta la musica amata dai Tompaulin: Bob Dylan e Patty Smith, Neil Young e Galaxie 500, per non parlare poi di moltissime band della scena indie britannica, da Airport Girl a Trembling Blue Stars, che vengono caldamente ringraziate e incitate con la frase (che più rossa si muore) “Tenete fede, compagni!”. I Tompaulin sono divertenti e sensibilissimi, degli amanti del vinile mezzi matti e insieme sofisticati, e The Town And The City è un album bello e delicato che vi metterà di buonumore e farà danzare chiunque quando lo metterete come sottofondo alle vostre feste. Non fatevi ingannare da chi li dice troppo derivativi dai Belle And Sebastian: i Tompaulin sono tutto tranne che non originali, una band matura e da non sottovalutare che ci ha appena regalato un disco profondo e intelligente e insieme incredibilmente felice e colorato.
Se domani ci dovesse essere un altro sessantotto, i Tompaulin sarebbero senza dubbio in prima linea, con i loro amati libri nella tasca del parka e i pomeriggi trascorsi a guardare film di Jean Luc Godard. Siete pronti per la rivoluzione di questi sei ragazzi di Blackburn?

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