Skate & punk

"He's the wizard on the wheels/like a modern gladiator
ain't got no fears/so skate"
"Used to be just like you and me
Now he's an outcast of society/Beware he's possessed to skate!"
Suicidal Tendencies, 1987


Cos'è lo skateboard? Per alcuni è uno sport, per altri è una perdita di tempo, per mia nonna era quella cosa che mi procurava (e che mi procura) i lividi e le abrasioni (quindi uno strumento del demonio), per gli sbirri e i vigili è un'acceleratore di andatura o un'arma impropria, per i pubblicitari moderni è "quel tocco di America che piace tanto ai giovani", per Avril Lavigne è un feticcio sessuale, per i pattinatori è un incubo, per me e per migliaia di ragazzi nel mondo è una delle poche cose che ci fa sentire liberi.
E il punk? Beh il punk lo sappiamo tutti cos'è, il punk è uno sport professionistico per molti, per mia nonna è "dove vai con quei capelli" e qualche anno dopo "perchè non hai più i capelli", per gli sbirri... lasciamo stare, per i pubblicitari è la réclame della Renault Kangoo, per Avril Lavigne è un feticcio sessuale, per i pattinatori il punk sono i Linkin Park, per me è l'altra cosa che mi ha fatto sentire libero e vivo, e penso anche per molti altri ragazzi come me.

Direi che skate e punk punti in comune ne hanno parecchi. Innanzitutto, nonostante spesso ormai finisca su MTV, lo skate nasce sulla strada. Non è retorica, è vero. Per skeitare, specialmente qui da noi (ma non solo) dove le strutture scarseggiano, devi andare in strada. La città diventa il tuo parco dei divertimenti, gli scalini, i tubi, le ringhiere (per chi ci arriva), le panchine, assumono un significato completamente diverso da quello originale, e quell'architettura che prima sembrava opprimente e grigia diventa stimolante. Quando hai quattordici anni e skeiti da solo o in due o tre per la strada, ti accorgi che un sacco di cose importanti a scuola non te le insegnano mica, e impari principalmente che la gente è stronza, e che sembra infastidita solo dal fatto che te la stai godendo, e che se vuoi fare dello sport devi usare gli spazi apposta come il campo da calcio dell'oratorio, che se mi sfiori ti rompo la tavola, che se mi rovini il muretto te lo faccio pagare, che le panchine sono fatte per sedersi, che se ragazzino non vai a giocare da un'altra parte chiamo i carabinieri, che se è così a quell'età da grande diventerà un drogato di sicuro... Ma andiamo avanti. Non ti dai per vinto perché ti accorgi che quell'attrezzo rudimentale ti fa sentire libero, e cominci a frequentare ragazzi più grandi che lo sanno usare bene, che fanno gli ollie e anche gli ollie flip, che dicono un sacco di cazzate e ogni tanto smontano e rimontano le sigarette (mica tutti per fortuna). Poi cominci a comprare le riviste, convinci il tuo giornalaio che piuttosto gli compri da solo tutte le copie ma che devi avere SkateSnowBoard e XXX ogni mese assolutamente (Thrasher e Transworld ovviamente costavano troppo)... Poi apri il giornale e leggi un articolo di Marco Mathieu (sarà uno che skeita bene) sui Fugazi... Mah, saranno amici suoi, che nome del cazzo... Ah sono di Washington... Dov'è che suonava con chi... Negazione... Uhm no, non conosco... Fanno rock? Poi qualcuno ti fa sentire i D.O.A. e i Bad Brains e dici "cazzo non sono i Guns n' Roses ma questo sound per skeitare è stimolante", e da lì in poi la tua vita cambia, la chitarra con cui suonavi Sweet Child O'Mine diventa quella con cui suoni Last Caress e il resto è storia.
Ok, queste sono esperienze personali, non ho la presunzione di dire che sia così per tutti, c'è gente che skeita che il punk non sa neanche cosa sia, ma per me è andata così; io Dead Kennedys, Nomeansno, Misfits, Metallica, Social Distortion, Fugazi, Bad Religion e compagnia bella li ho conosciuti tramite lo "spazio musicale" delle riviste e tramite i video di skate.
Lo skate e il punk sono nati nello stesso periodo, alla fine degli anni settanta e si sono evoluti insieme. Da un passatempo per surfisti annoiati nelle giornate di calma piatta fino a diventare uno stile di vita, lo skate ha sempre avuto un'attitudine particolare. Una delle prime marche di tavole è stata la gloriosa Dog Town, di Jim "Red Dog" Muir. Vi dice niente il nome Muir? Esatto, trattasi del fratello di Mike Muir, voce dei Suicidal Tendencies, il gruppo di Venice Beach che tra l'altro incise un singolo che si intitolava proprio Possessed To Skate. Erano i tempi delle pool (le piscine), si era passati da poco dalle tavole Z-flex o Alva strette e piatte (credo siano state le prime due marche di skateboard in assoluto, in ogni caso tra i pionieri) a tavole più larghe e con il tail rialzato (per i profani, la "coda"). Tony Alva, fu il primo skater a uscire fuori da una pool e a rientare, inventando così il "frontside air", ma la svolta più radicale la diede sicuramente Allan Gelfland, ignorando che avrebbe rivoluzionato lo skateboard permettendo la nascita dello street skating. Sul finire degli anni settanta, Allan Gelfland inventò l'"Ollie" (dal suo soprannome), quella manovra che spingendo il tail verso il basso e raddrizzando la tavola con il piede anteriore permette di vincere la forza di gravità e saltare senza prendere la tavola con le mani, alla base dello street e non solo (infatti i primi ollie si eseguirono nelle pool). Gelfland fu uno dei primi skater che non proveniva dal surf.
E mentre lo skate si evolveva e diventava una disciplina della strada, il punk, specialmente quello americano, grazie a gruppi come Dead Kennedys e Black Flag, cominciava a prendere una piega un po' meno autodistruttiva e un po' più seriamente politica (politica intesa come critica dell'esistente e delle istituzioni, non come appartenenza ai partiti), lontana anni luce dai deliri di anarchismo da boutique dei gruppi inglesi più famosi, cominciando a diventare punk-hardcore. Il connubio tra questo "sport" autodidatta e non organizzato e la musica semplice veloce e diretta e soprattutto D.I.Y. venne spontaneo. I gruppi suonavano negli skatepark e sfoggiavano vestiti e scarpe di marche da skate (Vision, Santa Cruz e Independent non penso che avessero i prezzi da via Montenapoleone che hanno oggi, almeno negli States...), e gli skaters spesso avevano magliette e adesivi di gruppi hc. Ma non solo, molti componenti di gruppi hc praticavano attivamente lo skate, e molti skater famosi suonavano in gruppi dello stesso tipo. Questo succedeva un po' in tutta l'America, non solo in California, dove nascevano o crescevano band come Bad Brains, DRI, Adolescents, Descendents, Bad Religion, Reagan Youth, Youth Brigade, Verbal Abuse, Septic Death, Void, 7 Seconds, Minor Threat, Misfits, Jerry's Kids, Circle Jerks, Negative Approach, Ssd, Social Distortion, Necros... Per quel che riguarda il mio gusto personale, questo è stato il periodo migliore del punk hardcore, sicuramente il più genuino e propositivo. E i riferimenti alla cultura dello skateboard sono bene visibili in molti dischi e foto dell'epoca, come il 7" dei Minor Threat dove nella foto di copertina una tavola appoggiata agli scalini fa da cornice al gruppo, gli adesivi "Thrasher" (storica rivista americana tutt'oggi attiva) sulla chitarra di Shithead dei DOA in Hardcore '81 o sui cappellini dei Gang Green, le foto con in mano le tavole in Speak English Or Die degli SOD o in Skate For The Devil dei Boneless Ones (il boneless è una manovra old school). Per non parlare delle marche che dedicarono alcune grafiche alle bands, come la Skull Skates con i Social Distortion e i Red Hot Chili Peppers (periodo in cui forse avevano ancora una dignità), o la Zorlac con le tavole dei Metallica disegnate dalla virtuosa mano di Pushead (cantante dei Septic Death, autore di grafiche per una marea di gruppi punk, metal, rock. Dai Metallica ai Misfits, dai Corrosion of Conformity agli Exploited, fino a gruppi recenti come D.S.13 e Converge. L'etichetta Plan 9 mise in commercio anche le tavole con le grafiche di Misfits e Samhain (quest'ultima a forma di bara!). L'espressione grafica è stata quindi sicuramente un'altro anello di congiunzione tra punk e skateboard, nel periodo dei teschi e dei disegni macabri o comunque d'impatto violento.
Le tavole e le magliette di marche come Powell Peralta (oggi rimasta solo Powell), Santa Cruz, Vision, Toxic, Zorlac, Schmitt Stix, Gordon&Smith avevano grafiche facilmente accostabili al linguaggio delle copertine dei gruppi punk.
Un'altro capitolo fondamentale della storia dello skateboarding è sicuramente rappresentato dai video. Lo skateboard si pratica, ma si guarda anche, per capire come si fa, ma anche solo per il gusto di vedere manovre incredibili. Dai tempi dei primi video della Santa Cruz, della Powell e della Bones Brigade (la "crew" della Powell appunto), è stato un continuo filmare e far uscire video in continuazione, fino ad oggi. Ogni anno ogni company in media fa uscire un video nuovo in cui presenta il suo team di skaters, senza contare i video magazine come 411 V.M., vere e proprie "riviste video". Ogni video che esce è sempre più estremo del precedente, e questo dimostra che lo skateboard è in continua evoluzione. Ed è proprio nei video che la musica ha un compito fondamentale, quello di dare il ritmo alle sessions degli skaters. Per continuare le analogie con il punk consiglio la visone di Wheels On Fire della Santa Cruz: la colonna sonora è da paura, con Descendents, Black Flag, Minutemen ecc.
Nei video più recenti la musica punk non è più così presente come una volta. Nella seconda metà degli anni '90 l'Hip Hop ha preso il sopravvento, e ormai qualunque tipo di musica può essere la colonna sonora di un video. Dai video Plan-B (procurarsi Questionable e Virtual Reality, fondamentali!) con Ozzy Osbourne e i Primus, ai video Girl/Chocolate impregnati di rap fino alla nausea (mi perdonino i B-Boyz), ai video Zero (Thrill Of It All, il primo e anche il migliore forse) da veri rockers (Danzig, Jefferson Airplane, Radio Birdman), all'incredibile The End della Birdhouse (da Rob Zombie a David Bowie ai Propellerheads), fino all'ultimo video Flip Sorry, in cui un Johnny Rotten che non sa più come tirare su qualche soldo presenta uno ad uno i singoli skateboarders prima delle loro sessions (il video più pauroso che ho visto recentemente). La varietà può essere un fattore positivo, anche se non nascondo che quando vedo qualche sequenza con qualche classico del punk hc degli '80 come sottofondo, mi fa tutto un altro effetto, ma sono io che sono un nostalgico.
E sempre rimanendo legati al linguaggio della comunicazione, fondamentale è stato il ruolo della fotografia nello skateboarding. Il pioniere della "cattura" dei tricks è stato senza dubbio Glen E. Friedman, fotografo vegano e straight edge, che dalla fine degli anni settanta in poi ha immortalato gli skaters storici dell'epoca quali Tony Alva, Jay Adams, Sacy Peralta, Jim Muir, Christian Hosoi, Allan Gelfland ecc. nonché diverse punk-hc bands come Black Flag, Suicidal Tendencies e Fugazi. Le sue foto grandangolari faranno scuola per tutta la fotografia riguardante lo skateboarding degli anni a venire. Inoltre qualche anno fa Glen è stato il promotore principale di Super X Media, rivista artistica non a scopo di lucro, in cui skate, surf, musica, fotografia, e arte in generale trovano spazio, e il risultato è veramente ottimo e di grande qualità (in Italia era distribuita da Slam Jam, ora non so...).
Per chi ama il cinema "spazzatura", consiglio la visione di Thrashing - Corsa Al Massacro, film della metà degli anni '80 in cui una banda di punx cattivi armati di tavole (i "daggerts", "la banda dei coltelli" nella versione italiana"), si scontra ripetutamente con un gruppetto di skaters "buoni". Il film in sè è una cazzata, ma ci sono alcune chicche come i RHCP agli esordi che suonano dal vivo in uno skatepark, e un'inseguimento notturno in skate al ritmo di Wild In The Streets dei Circle Jerks!
Oggi il legame tra skate e musica è un legame prettamente commerciale. In tempi di Warped Tour (o Deconstruction o come cavolo si chiama) è inutile andare a cercare l'attitudine da qualche parte, meglio vedersi Steve Caballero che suona un pezzo live con i Pennywise e prendere tutto per quello che è: un sano divertimento. Il punk hardcore genuino esiste ancora, così come le autoproduzioni e l'etica DIY, ma non è più nulla di rivoluzionario, è solo una scelta di coerenza personale. Lo skate è diventato uno sport vero e proprio, sempre particolare e comunque diverso dagli altri sport (anche oggi lo skate non te lo insegna mica nessuno, e le competizioni sono occasioni per vedere skeitare come si deve e divertirsi, più che veri eventi agonistici), e nonostante che per avere qualche struttura occorra sempre sbattersi all'inverosimile, i ragazzini di adesso hanno sicuramente più spazi per poter skeitare, e ciò è senz'altro positivo.

Marco Borgatti
lo skate è la mia vita..nessuno può romperci il cazzo perchè diamo fastidio.
perchè se ci tolgono quel pezzo di legno con 4 ruote noi non soppravviamo.
ciao als8r

punk&skate nella mia vita x sempre
Marina

bella Borgaz!
l'articolo è completo e spacca il culo anche e soprattutto per alcune tue piccole
opinioni-critiche personali che condivido di brutto!
comunque sia,ora e sempre SKATE OR DIE!
Simo

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