The Shins - Oh, Invertet World (Sub Pop/White n' Black, 2001)
Pleasure Forever - S/T (Sub Pop/White n' Black, 2001)

The Shins vengono da Albuquerque, come i miei amici Scared Of Chaka, e dopo tanti anni di gavetta con band minori (Flake e Flakemusic), giungono all'esordio su Sub Pop. Il loro sound coglie a piene mani dalla tradizione garage-punk americana, ma è notevolmente alleggerito da sicuri ascolti di Beach Boys o Beatles (provate ad ascoltare One By One All Day o il singolo New Slang). Gli anni '60 ritornano in ogni singolo brano qui incluso, chitarrine Byrdsiane, a volte "jingle-jangle" fino all'eccesso , coretti divertentissimi...insomma: potrebbe essere il mio disco dell'estate (per scrivere questa recensione ho messo in repeat Girl Inform Me, grazie alla quale davanti agli occhi mi vedo tutti belli incravattati i Remains di una trentina di anni fa.) Una sorta di New Acoustic Movement che mette in musica quello che si è imparato ascoltando i vecchi dischi che si trovavano in casa quando eravamo piccoli. Sono tanti qui i brani che potrebbero essere singoli (a parte New Slang, del quale è contenuto il video nel CD): Girl On The Wing è efficacissima, solare, quasi da spiaggia, così come Pressed In A Book o l'ultima e più lunga folkeggiante The Past And Pending. Se i quattro volumi di Nuggets vi hanno stufato e se la psichedelia non è proprio la vostra tazza di the, se avete consumato la vostra copia di Pet Sounds, questo è il disco che fa per voi.
Questi Pleasure Forever (con il simbolo di "infinito" in mezzo) sono gli stessi che suonano sotto il nome di Slaves, autori di un ottimo split con i nostrani Notorius. E a loro volta si formano dalle ceneri dei VSS, band di San Diego, che ha fatto due dischi, uno su GSL ed un altro su Honey Bear, l'etichetta di Lance dei JChurch. Ma se questi ultimi sono stati tra i più importanti gruppi "screamo" della scena sandieghese (nota un po' in tutto il mondo per aver proprio inventato il genere), le influenze per l'esordio dei P.E. vengono decisamente da altri "suoni". Dopo neanche tre secondi di ascolto ci si rende conto che la vicinanza geografica con i Black Heart Procession si è fatta sentire: lo stesso pianoforte "gotico", la stessa voce un po' gracchiante, gli stessi valzer dal lento incedere e quasi le stesse melodie. Ma sebbene siano così simili, le influenze non si fermano qui (e meno male: basta cloni!): spesso il sound "malato" è lo stesso del buon vecchio Cave dei Birthday Party (Any Port In A Storm), altre volte alcuni accenni pop mi fanno venire in mente, chissà perché, gli Zombies (detto tra noi, la migliore band beat dei favolosi anni '60), per poi finire schiacciando il piede sul pedale del distorsore, a ricordarci che comunque erano e saranno sempre un gruppo punk. La coda dei pezzi appunto è quasi sempre un crescendo di suoni e di rumori, quasi noise, dove la voce di Andrew Rothbard sembra lamentarsi disperatamente. Il disco rimane una delle cose più interessanti capitate ultimamente nel mio CDplayer, anche se ammetto che ascoltarlo in un giorno di pioggia autunnale sarebbe stato ancora più affascinante. Spero che questi Pleasure Forever non siano semplicemente un divertissement, ma che portino avanti il progetto il più possibile. Mi piacerebbe vederli dal vivo. Gli Slaves un po' di tempo fa sono passati...vedremo.


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