Zolle – Porkestra (Bloody Sound Fucktory, 2015)

zolle-porkestra

Essenziali e diretti. Essenziali perchè è così che si definiscono: chitarra e batteria, semplici nella costruzione, naturali con il senso del “non potremmo fare diversamente”, come, dicono, una mucca che fa la cacca. Esiziali come la forza di gravità che fa cadere tutto al suolo. Sono belle immagini che rendono perfettamente, secondo me, l’idea di un disco che suona ogni singola traccia tirata, diretta appunto, senza darsi e dare un attimo di tregua sonora. Tutto è teso, cresce e non ha pause – Porkimede, Porkata -. Gli Zolle ci tengono a presentarsi con continui collegamenti al mondo della pianura da cui arrivano: citano la Terra, quella che si ingrassa, si semina e si lavora con il loro nome, inseriscono il porco in ogni titolo (così, per dire, i miei preferiti sono Pork Vader e Porkediem di cui esiste anche un video stra-surreale e divertente che si trova qui), quel maiale sacro al mondo agricolo perchè di lui non si butta via mai niente. E infatti anche Porkestra è tutto buono e si sfrutta fino alla fine: dai 12 pezzi alla cover (ad opera di Berlikete ed Eeviac) dove i maiali sono letteralmente ritratti a grappoli e nel sangue nascono piantagioni di salami, alle ghignate che uno si fa nel leggere i titoli delle tracce che Marcello – Morkobot – e Stefano si sono inventati (o forse sarebbe più coerente dire “han cagato”). Una mezz’ora di roba che vale la pena ascoltare e cercare di vedere live in una delle numerose date in arrivo.