Zerogroove /Alessandro Bocci -The Urban Tape (Kaczynski, 2019)

Uno split, per essere davvero buono, dovrebbe mettere insieme due metà non troppo simili da rendere monotono l’ascolto, ma nemmeno troppo distanti da renderlo eccessivamente discontinuo. Questo nastro, primo della serie Kaczynski Tape Session, assolve egregiamente il compito abbinando Zerogroove, già ascoltato in collaborazione con 23RedAnts (Zero23) a Alessandro Bocci (Starfuckers, Sinistri) che mai avevo avuto il piacere di ascoltare in veste solista. Moderna musica da bassifondi, il nastro viaggia all’insegna di un’elettronica solida, dove la componente sintetica non fa mai venire mento una forte tangibilità. Zerogroove apre con una sghemba marcetta per poi far crescere la tensione in No One Is Here, atmosfera da soundtrack anni’80 ma rallentata all’inverosimile. A completare il suo lato, lo storto e scheletrico funk di I Salvatori e le rasoiate di rumore di Asesino ci raccontano storie di anni di piombo e traffici di droga, ipotetiche colonne sonore di un Mixer futuribile. Sull’altro lato Bocci interpreta il tema secondo canoni meno narrativi e più noir, immergendo prima l’ascoltatore in una giungla di battiti iper-effettati e densa di rumori sinistri (Open The Gate), poi nell’atmosfera ansiogena di Stairs, un minuzioso lavoro di ritmi finemente intrecciati, infine nel trascinarsi narcolettico della melmosa Shake The Gate. La cassetta mette in luce due modi di rappresentare la realtà urbana, prima raccontandola, poi facendola esperire; potete optare per la modalità che preferite, ma essendo le due metà perfettamente complementari e consecutive, non è necessario scegliere, e forse nemmeno utile: alla conoscenza ci si arriva per gradi.