Zero Centigrade – Umber (Observatoire, 2012)

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Posto che dovrei aver vergogna per il ritardo con cui recensisco questo disco, spero di dargli il risalto che merita dato che si tratta di un bellissimo lavoro. Avevo scoperto questo duo napoletano di impro-elettroacustica con Unknown Distances su Audiotong e l’avevo già trovato sorprendentemente maturo, poi dopo aver dato una rapida occhiata al curriculum di Tonino Taiuti e Vincenzo De Luce mi son reso immediatamente conto che la maturità se l’erano guadagnata sul campo. La cosa che mi aveva colpito del loro precedente disco e che ritrovo anche in Umber è il fatto che pur lavorando su degli spazi molto ampi (pause lunghe e ben distese, nessun assalto sonoro all’arma bianca) i due riescano a mantenere dei richiami alla tradizione e addirittura al blues. Come potete immaginare la mia affermazione in merito al blues è da prendere con le molle ma non troppo, la chitarra acustica di Taiuti spesso attraversa il campo con quelle note melodiche che fanno tanto inorridire i retrogradi della musica radicale che spesso pensano che melodia e sperimentazione siano due termini contrapposti quando invece sono semplicemente due modi di avvicinarsi al suono, talvolta complementari. Se Taiuti caratterizza in modo molto forte i dischi degli Zero Centigrade con la sua chitarra, è altrettanto vero che i suoni di tromba ed elettronica di De Luce lo contrappuntano splendidamente ed in modo solo apparentemente discreto, infatti dopo aver ascoltato il disco quello che si memorizza è esattamente una chitarra acustica adornata di suoni concreti ed elettroacustici. Umber finisce per essere ascoltabile in contesti nei quali solitamente i musicisti risultano pesanti e indigeribili, nonostante i miei tempi da bradipo ho avuto modo di ascoltare ripetutamente questo disco e di pensare come normalmente, materiali di questo genere mi annoino enormemente. Se ancora non conoscete gli Zero Centigrade, sono uno di quei nomi che insieme ad A Spirale, Aspect, Mimmo Napolitano, Mario Gabola, Fabrizio Elvetico, Weltraum (e questo solo per citarne alcuni) fanno parte del presente della musica “sperimentale” partenopea.