Wora Wora Washington – Radical Bending (Shyrec, 2012)

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E’ dal 2008 che questi tre fanno roba che non riesce a farti stare fermo neanche se vuoi. Definito Power-electro e apprezzato a tutto tondo, non c’è verso che non si riconosca che gli Wora Wora Washington non siano molto in gamba: un gran tiro musicale e attitudine live da vendere (gran biglietto da visita, prima di altre date in cui ho avuto il piacere di vederli, la loro performance al Tago Festival poco prima che uscisse il loro primo album), basso-chitarra-batteria (iper customizzata ad arte), groovebox e synth, roba analogica vintage e digitale super all’ultimo grido. Un mix eccellente che supporta canzoni scritte anche con la collaborazione della music-poetess Giulia Galvan. Se già Techno Lovers del 2009 aveva dato un imprinting ben preciso alla identità della band, Radical Bending – già dalla title track che apre l’album – sancisce la direzione del loro lavoro che è fatto di pezzi altamente energetici e ritmicamente serratissimi – Love It -, vagamente ossessionanti – Dozen Frozen -, potenziali hits, di cui innamorarsi follemente senza sapere neanche bene il perchè, sporcate di techno che non disdegnano di agganciarsi alla new wave più ‘allegra’ e danzereccia – Marbles e LN -, possibile motivo per cui gli WWW (a mio parere uno dei nomi più belli mai sentiti), già dal 2009, girano molto in Germania, paese tradizionalmente ‘attratto’ da certe sonorità. ‘Is a ringing bell, but there is no church around this place’ si sente urlare a più voci ed è proprio vero che, come si legge nella loro bio, il progetto è formato da ‘ tre, ma sembrano in dieci’ e che non si può ascoltare questo disco a volume basso (motivo per cui i miei vicini probabilmente sperano che finisca di scrivere presto questa cosa).
Una curiosità: bambini di 7 anni, sottoposti casualmente all’ascolto del disco in questione, nel giro di pochi secondi, dimostrano altissimo gradimento manifestandolo soprattutto con estrema e gioiosa iperattività. A parte che sembra l’incipit di un bugiardino o una nota di una ricerca di psicologia dello sviluppo, mi sembra un gran bel complimento, no?