VV.AA. – DGT/DIJ (An Asbestos Digit Rant To Death In June) (Asbestos, 2018)

Esce giusto in concomitanza con la pubblicazione del nuovo lavoro dei Death In June, Essence!, questa compilation/tributo edita dalla Asbestos Digit ed è una buona occasione per ragionare sulla storia del progetto di Douglas P, oltre che per scoprire qualche nuovo nome alle prese con autentici classici che sarebbe ingiusto circoscrivere all’ormai ristretto ambito neo-folk. Nonostante la ripresa della copertina di The World That Summer, con totenkopf e rune e sostituite da profili di fabbriche e… crumiri (!), lasciasse presagire il peggio, la raccolta mantiene toni sempre rispettosi dello spirito dei brani originali, con anche alcune interpretazioni evidentemente e autenticamente sentite. A mezza via fra una fedeltà eccessiva (la Little Black Angel di Mossi) e reinterpretazioni tanto radicali da far perdere qualsiasi nesso col pezzo di partenza (le reinterpretazioni di Lucy Mina, Veronica Moser, Bosna e Dysth 13) si trovano i momenti più interessanti e vari del lavoro: Moosic e Lo Sceriffo Lobo (irriconoscibile, ed è un bene…) enfatizzano l’anima elettronica e pop dei brani a loro assegnati (The Calling Mk II e Rule Again), La Furnasetta e That Winter Was Spring  vestono con panni scarni ed eleganti rispettivamente Rose Clouds Of Holocaust e To Drown A Rose, mentre Strange Little Girl rischia epurando Hail! The White Grain della voce per trasformarla in un ambient spettrale e ricco di fascino. Sul versante più rumoroso spiccano la rivisitazione noise wave di All Alone In Her Nirvana di Johnstork, lo sporco folk lo-fi con cui Girl In The Fridge/Little Boy Blue rivisita Neutralize Decay, Stephono-ZIP (con MAmMAGAtTA ospite alla voce) che innalza l’anima più rumorosa di Black Radio e Leather Parisi (gran nome, a quando uno split con Kylie Minoise?) che azzoppa A Nausea con scariche di noise ad intervallare il brano originale, operazione paracula ma efficace. Al di là comunque del valore delle singole tracce questa compilazione ha il merito di cogliere lo spirito del progetto Death In June lungo tutta la sua parabola, evidenziando i legami stilistici e culturali di un genere – perché incontestabilmente stiamo parlando degli inventori del neo-folk – in origine non così codificato e che si muoveva nelle zone liminari di una cultura industriale a sua volta non ancora fossilizzatasi in forme e manifestazioni stantie. Anche alla luce della recente uscita di Essence!, disco dignitosissimo e inevitabilmente di maniera, DGT/DIJ, lasciando da parte controversie ormai sepolte dal tempo, appare un doveroso e sentito tributo a ciò che il progetto di Douglas P. ha rappresentato per il mondo di certa musica.