Ventura – Ultima Necat (Africantape/Vitesse, 2013)

ventura-ultima-necat.jpeg

Ennesimo mattoncino Africantape sul già alto e forte muro. A questo giro, trattasi di trio svizzero – di Losanna per la precisione – che opera da un decennio giusto e si dice fortemente legato a materiale di spicco anni ’90 (vengono citati Superchunk, Failure e Shellac). Ecco, sì. Esplosivi e un pò shoegazers, i Ventura hanno seminato per il mondo numerosi split, sono al terzo disco e si possono vantare di aver collaborato con gente tosta&famosa qb tipo i Jesus Lizard, oltre a poter tranquillamente dire in giro che suonano molto bene e fanno roba interessante. Non originale, già dichiarato dai nomi della gente a cui si ispirano che è troppo particolare per discostarsi esageratamente, ma fatta alla grande: ascoltando l’album la prima volta si ha quasi paura che tutte le cartucce migliori siano state sparate subito – About To Despair e Little Wolf sono le prime due tracce che volano da subito alto – e invece la piacevole conferma arriva ad album finito, nove pezzi tutti validi, che sono grassi di overdrive – su tutto, Body Language – e costruiti sulla sacralità del rapporto strofa-ritornello (diciamolo, se è ben fatto, paga e appaga sempre), oltre ad avere, a mio parere, sempre la giusta dose di qualsiasi cosa: paranoia dark, melodia powerpop, vicinanza all’indie-noise a rendere frizzante il tutto. Unica nota stonata è una cover davvero brutta. Forse studiata apposta per non dare importanza che alla musica. Però nei ringraziamenti viene specificato che questo è un lavoro registrato con una filosofia autoreferenziale e depressiva. E che è stata lasciata di proposito nel disco la frase di Serge Morattel (recording engineer ginevrino) che definisce il suono del basso il motore di una barca. E sono queste puttanate a farmi dimenticare il peccato precedentemente svelato. Quindi, come dicono i veri fighi su facebook e simili, Thumb up.