Vasco Brondi – Cosa Racconteremo Di Questi Cazzo Di Anni Zero (Modo Infoshop, 2008)

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Fra la fine del secolo appena passato e l'inizio del nuovo abbiamo assistito al ritorno di una multidisciplinarietà a livello artistico che non ha sempre dato risultati disprezzabili. I testi di Vasco Brondi, unitamente al suo stile "punkautoriale" solo parzialmente stemperato nella produzione del recente CD, hanno subito fatto presa sul pubblico indie e oltre, fino al salotto buono della canzone d'autore italica, valendogli una Targa Tenco come miglior opera prima. Inevitabile, a questo punto, l'esordio editoriale.
Non mi è chiaro se Cosa Racconteremo Di Questi Cazzo Di Anni Zero sia l'estensione, per accumulo di parole, dei testi delle canzoni o, viceversa, questi siano la riduzione dei capitoli di questo libro, ma poco importa. Nell'ormai rodato stile dell'autore, citazioni di canzoni altrui si accavallano a nomi di musicisti più o meno affini, fotografie di stanze in disordine si sovrappongono a quelle di quartieri abbandonati a sé stessi, visioni e flash che pescano tutti in quell'immaginario suburbano e surreale che ha fatto la fortuna della musica de Le Luci Della Centrale Elettrica. Il tutto è ordinato (si fa per dire) in brevi periodi, elenchi legati da assonanze o esili associazioni d'idee, in un susseguirsi d'immagini paradossali o surreali, una specie di flusso di coscienza lontano da ogni narratività. Il problema è che quello che nella forma sintetica delle canzoni funziona, certi rimandi, certe frasi ad effetto o metafore evocative, qui si perde nella ridondanza di parole che si susseguono senza soluzione di continuità, perdendo completamente d'efficacia e anzi rischiando una deriva involontariamente grottesca, che conduce in territori tangenti ai peggiori Prozac+ (ammesso che ne siano mai esistiti di "migliori"). E se il disco deve il successo, almeno in parte, al suo porsi contro uno sfondo significativo, quello del cantautorato, da cui lo stile di Brondi risalta per contrasto, qui le frasi fluttuano nel vuoto, senza alcun appiglio a qualcosa che possa avere a che fare con una forma di scrittura, poesia o prosa che sia, ma altrettanto incapaci di costruire una forma stabile ed assumere senso in sé. Un libro per iniziati al culto delle Luci e nessun'altro.