Valla II – Lullabies (Autoprodotto, 2012)

Capita a volte, rovistando a caso nel ciarpame della rete, di pescare qualche perla. Così, poco tempo fa, ci è capitato di scoprire tre pezzi ancora non in veste definitiva, abbandonati al disinteresse generale su un forum di reduci del giro hardcore nazionale. Ne abbiamo seguito le tracce e oggi ci troviamo fra le mani questo EP, che da quell’assaggio prende le mosse, completandolo con un altro terzetto di tracce.
Valla è un musicista che gravita nel piccolo universo di Ca’ Blasè e al collettivo Eternal Zio, un giro che potrebbe avere anche un discreto appeal commerciale, se non fosse composto da personaggi totalmente schivi e disinteressati alla mondanità, concentrati soltanto sulla musica, nelle sue molteplici forme. Lui in particolare era partito come ricercatore in ambito ambient/drone, e pur restando attivo in quel settore, si presenta qui armato solo di chitarra, armonica e voce, con risultati eccellenti. Se Lost In A Squat, con le sue cadenze quadrate e il rabbioso cinismo, pare un’impossibile versione acustica dei primi Swans, il seguito è ridotto a più miti consigli e il doloroso blues di Like A Dog, cantato e armonica che mai si sovrappongono, segna il primo picco del disco: Valla ha una gran voce e non si chiede nulla di meglio che poterla sentire nuda e cruda. Si prosegue così, alternando pezzi di maggior enfasi strumentale (l’epicheggiante ed ubriaca This) ad altri più minimali: sono questi, la narrativa di Song Of Disorder e a la suadente Boardwalk (l’unica vera ninnananna presente) a marcare i momenti migliori di un disco comunque privo di cedimenti. Lullabies non necessita di paragoni o filoni in cui essere inserito: è folk dell’anima e all’anima parla direttamente, senza intermediazioni. Qui potete dare un ascolto: provare per credere.