…un quadro di Giacomo Spazio

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…il titolo di quest'intervista si riferisce a inventario dei La Crus e la menzione non è per nulla casuale: Giacomo Spazio, in contemporanea con la sua carriera da artista è stato fondatore della Vox Pop, della Cane Andaluso, poi grafico, musicista (fin troppo sottovalutato http://www.discogs.com/artist/Giacomo+Spazio), "agitatore culturale", manager, tramaccione, ideatore e forse leggendo vari passaggi dell'intervista… anche casinaro a vario titolo. Spazio è una delle chiavi di volta che ha retto il circuito indipendente italiano fra anni '80 e '90, non a caso la sua storia si intrecci inestricabilmente con quella di gruppi come Afterhours, Carnival Of Fools (pre-La Crus), Casino Royale, alla libreria Calusca di Primo Moroni, alla Shake, a Rumore ma anche a molto indie più o meno recente come Giardini di Mirò, Alessandro Raina, Milaus giusto per citarne alcuni. Ma ciò che più importa, il suo vigore ed il suo egocentrismo quasi adolescenziale dimostrano ancora più che le sue parole, quanto ci tenga a sottolineare di esser vivo "hic et nunc" perché come diceva qualcuno, al di là del passato, "il tempo è ora"…

SODAPOP: Giacomo, qualche appassionato ti conosce per i tuoi lavori, altri per le grafiche dei tuoi dischi e per le tue etichette, altri ancora magari si ricordano di aver letto il tuo nome su Rumore o su qualche grafica della Mondadori e pochi per il tuo gruppo, gli 2 + 2 = 5… e qualcun altro perché sei menzionato in un pezzo dei La Crus. Ma tu ti senti più un artista alternativo? Un grafico a la page? Un agitatore culturale? O un “bauscia” sopravvissuto?
GIACOMO: Semplicemente sono una persona fortunata. Molto fortunata… che fino ad ora ha potuto giocare e a volte interpretare personaggi diversi e all'occasione anche il ruolo del bauscia, ma in ogni caso non ho mai barato! Ora ho 53 anni e ho vissuto come ho voluto senza compromessi. Per la cronaca negli ultimi due anni ho ripreso a fare l'artista!

SODAPOP: A tuo modo credo che tu rifletta uno stile ed una serie di coordinate culturali di una Milano degli anni '70-'80, compressa fra i paninari di piazza San Babila e la forza propulsiva del Leoncavallo, fra la "Milano da bere" e gli operai che vanno in fabbrica con la "schiscetta". Cosa resta di quella Milano? Come la vivi e come ti fa vivere quella nella quale sei immerso oggi?…"Milan l'è semper Milan"?
GIACOMO: Terrei a precisare che sì, io sono figlio di sottoproletari, ma ho sempre fatto parte di una Milano alternativa contro-culturale lontano decine di miglia dalle lotte operaie. La fabbrica l'ho vissuta veramente e per necessità di continuare gli studi e mentre quelli che conoscevo andavano in vacanza io passavo le mie estati al lavoro. Lavoro che recuperavo attraverso le cooperative di carico e scarico, una sorta di agenzie per il lavoro interinale ante litteram. Questo situazione dura è andata avanti fino al mio ultimo anno di liceo che ho fatto da privatista poiché lavoravo di notte alla Motta (quella del panettone). Ma nonostante tutto questo facevo parte di Situazione Creativa, una frangia di Situazionisti. Poi mi sono fatto le ossa in Poesia Metropolitana. Frequentavo Mario Mieli, il collettivo Puzz, e all'inizio degli anni '70 mi interessavo di musica e tenevo trasmissioni a Radio Montevecchia che successivamente mi portò a frequentare Radio Popolare. Ma nello stesso tempo facevo pazzi interventi (oggi le chiamerebbero performance) nelle strade di Milano e sui suoi mezzi pubblici (alcune foto di quel periodo si possono vedere sul mio flickr). Quindi gli operai io li ho visti sul luogo di lavoro e quello mi bastava per farmi allontanare da essi in termini culturali. Alla fine degli anni '70, avevo già fatto un paio di volte le vacanze con Andrea Pazienza e che ricordo ancora con estremo piacere; dalla fine del 1978 ai primi mesi del 1980 ho girovagato per Londra, giacomospazio2vivendo di stenti e continuando a fare le mie performance. Londra è anche il luogo dove ho imparato a serigrafare, costruire bambole di pezza e inevitabilmente assorbire un certo stile punk. Quella città ha contribuito anche ad allargare i miei orizzonti anarchici in modo ancora più aperto e libero. Quando a Milano esistevano i paninari io avevo già un casino di impegni. Radio Popolare. La libreria Calusca. Il teatro alternativo. La musica indie che esplodeva nelle strade milanesi e i miei primi affanni artistici… Detto questo, a Milano oggi è assente la parte istituzionale, ma quella privata in ogni sua forma è super attiva. A Milano in questi ultimi anni succede di tutto e di più. Ci sono così tanti eventi in termini culturali che non si può riuscire andare nello stesso giorno in più luoghi. In più con il venire meno in termini di coesione di città come Bologna, Milano ha nuovamente guadagnato una quantità enorme di giovani che si stabiliscono in città per frequentare le università e cazzate post post e tutte queste persone hanno ridato linfa vitale alla città. Qui sei invisibile. Puoi essere quello che vuoi e puoi darti da fare in ogni campo. Ma per emergere a Milano, ti devi piegare duramente al lavoro. In questo senso come dici tu (un poco per presa di culo) "Milan l'è semper Milan!" e io personalmente ci sguazzo, mi diverto, partecipo e ho guadagnato un’innumerevole quantità di nuovi amici, molti dei quali, molto più giovani di me. Questo tiene la mia mente ricettiva e in allenamento.

SODAPOP: Accidenti, solo ora che nomini Pazienza mi rendo conto che hai l'età giusta per esser cresciuto con la generazione delle pere. Molti come quelli di Frigidaire nelle pere e sulla depressione ci sono affondati… cosa ha salvato Spazio dal "frantumarsi contro la realtà circostante"? E cosa ti traina oggi? Sei un eterno entusiasta come Thurston Moore?!… avrai mica il quadro che invecchia al tuo posto… confessa!!
GIACOMO: Sono favorevole a tutte le droghe (sono un chimico) e sono consapevole che quello che uccide è l'ignoranza rispetto ad esse. Comunque a parte la Signora Maria Giovanna non sono mai stato interessato ad altro. Il che non vuole significare che non abbia sperimentato, come ben sai la scienza necessita di prove e riscontri… ma più che dalle pere la domanda giusta sarebbe cosa mi ha salvato dall'AIDS, dato che sono cresciuto in un clima molto promiscuo, ma a questa domanda risponderei: fortuna! In più a differenza di molti miei amici sono sempre stato consapevole che la vita è una e io ho deciso fin da bambino che sarei diventato vecchio, molto vecchio, ma non sono ancora divenuto un eterno entusiasta come Thurston Moore ma conto di diventarlo quanto prima. C'è qualcuno lì fuori che mi può fare una carta d'argento per andare ai concerti?!?

SODAPOP: Immagino che la Signora Maria Giovanna sia tua moglie e non la Elmi… a proposito hai dei figli vero? Da quello che scrivi non sembri intimorito dal fatto di dover invecchiare, ma non temi di ritrovarti agli stessi concerti, eventi, spettacoli dei tuoi figli? In fin dei conti il limite fra l'essere al passo coi tempi e l'anacronismo spesso è sottile…
GIACOMO: Mia moglie si chiama Laura e non è gelosa (tanto chi tè vuole?) e abbiamo due figli rispettivamente di 19 e 17 anni che per fortuna hanno una loro vita bene animata. Tutti e due suonano, ma non insieme. Il grande è appena tornato da una tournee in Russia e io e mia moglie siamo molto invidiosi. Cazzo, ha visto luoghi che io probabilmente non vedrò mai e che quando suonavo sognavo, ma non sono mai andato oltre la Svizzera. Più di una volta io e Laura siamo andati a vedere concerti dove abbiamo incontrato anche mio figlio/figli. Ma lui va con i suoi amici e noi con i nostri. Ammetto anche di avere visto un paio di concerti dove suonava mio figlio e mi sono anche divertito. Sono fiero che abbia una grossa attitudine indie e che si faccia i cazzi suoi senza avermi tra le palle. Il nostro incontro sulla sua musica rimane molto professionale. Mi chiede pareri sulle grafiche e di leggere i contratti che riguardano il gruppo, ma pareri sulla sua musica non me ne chiede. Per lui, in ogni caso rimango comunque un vecchio! Per rispondere al completo alla tua domanda, non solo non mi importa di invecchiare, ma non sono nemmeno intimorito dalla morte. Succede… se morissi domani mi spiacerebbe perché ho ancora un sacco di cose da realizzare.

SODAPOP: Beh, intanto parliamo di vita e di questa tua passione per la musica: non molti sanno che tu sei stato uno dei fondatori della Vox Pop e fra gli altri hai lanciato gli Afterhours, i Carnival Of Fools (pre La Crus) e ed i Prozac+ (per cui se non sbaglio avesti una diatriba su questa stessa webzine) e non pago dell'esperienza hai continuato con Cane Andaluso…
GIACOMO: La cosa più importante è creare situazioni. Alcune si sviluppano, crescono ed emergono alla luce. Altre navigano nel buio. Alcune muoiono poco dopo essere state formate. Ho iniziato ad ascoltare musica molto presto e presto anche a suonare. La mia prima band si chiamava: Le Idi Di Marzo. Avevo 14 anni. Suonavo male la chitarra e la suono tuttora malissimo. Al liceo ero in una band che si chiamava Oneida. A pensarci mi viene ancora da ridere, tutti erano post hippie e io invece vestivo con Lacoste, Rayban, e le College. Ma erano i miei compagni di classe e stavo bene con loro. Mi vestivo così perché a Quarto Oggiaro, dove ero nato e cresciuto, se ti vestivi alla moda di sinistra la polizia ti rompeva le palle un’infinità di volte al giorno. Quindi lo stile era "sembra quello che non sei". Quando è scoppiato il punk in Italia (i primi vagiti sono del '77), alla grande alla fine del 1980, io vendevo i badge: avevo una macchina per farli e subito dopo vestiti e scarpe ecc ecc per vestire tutti gli appassionati (non era così facile andare a Londra!). Seguivo la musica. Lavoravo a Radio Popolare dove con determinazione (scavalcando Francesco Dabramo il primo in Italia a fare ascoltare punk in una radio), ho imposto un programma di musica settimanale dedicato alle autoproduzioni italiane. Subito dopo ho sostituito (con Fabio Treves e Tony Marrone allora batterista dei mitici Kubrix), Franz Di Cioccio alla conduzione della trasmissione televisiva "Punk a Capo!" in onda a Teleradiomilano2 inventandomi perfino un network con le altre televisioni del PC (sì, il partito comunista era pieno di televisioni, e a chi cazzo le ha vendute? Risposta facile facile facile). Complice la segretaria di produzione a cui ero simpatico, spedivo i master contenenti le registrazioni dellegiacomospazio3 puntate appena registrate alle altre sedi televisive del partito che si trovavano in altre regioni. Fino alla fine degli anni ottanta a parte la RAI, nessun polo televisivo poteva fare trasmissioni in diretta in tutta italia. Io veramente fui il primo a creare un Network. Il passo a divenire un produttore di musica è stato breve. Tutte le persone che conoscevo, suonavano ma nessuna aveva soldi per la produzione finale. Io incassavo con il negozio di vestiti e ho prodotto assieme al mio amico Lele (un sincero appassionato di musica) le prime cassette compilation di gruppi milanesi e della provincia. Le compile prendevano il nome dalla trasmissione radio e si chiamavano "Zero Zero 1" e ovviamente "Zero Zero 2". Da lì un continuo alternarsi di fallimenti e successi fino alla Vox Pop. Tra Zero Zero e la Vox Pop ci sono: La No Name Records. La Eternal. La UT distribuzioni con il mio amico Gomma che poi diventò, grazie alla grana fatta con i soldi del primo 45 rpm dei C.C.C.P. (ne vendevamo badilate poiché nessun negozio di dischi li voleva tenere e noi al sabato li smazzavamo alla fiera di Sinigaglia a Milano, incassando cifroni per quel periodo), la rivista "Decoder" e poi la Shake che esiste tutt'ora. Io lasciai la situazione dopo il primo numero di Decoder. Rivista che venne pensata a casa mia da Gomma, Valvola, Kikko e me. Io lasciai quella situazione per creare la Vox Pop. Il nome lo inventai ovviamente io (dato che ero un tarro di periferia) e la Voce Popolare non era niente altro che un sinonimo in gergo della Figa!… e in seguito diventò anche il logo ufficiale della Label, ma questo accadde a cose già avviate perché la Vox Pop in termini di fondazione è nata assieme alla Crazy Mannequin di Stefano Ghittoni, conosciuto dai più per essere stato il cantante dei Peter Sellers & The Hollywood Party. Stefano e io eravamo (e siamo) amici da tempo e decidemmo di creare ognuno la sua etichetta per perseguire i nostri sogni sulla musica. Praticamente la Crazy e la Vox Pop, sono gemelle. Io che ero e sono uno strippato della pop art e all'inizio se a qualcuno capiterà di notarlo, feci come marchio una stella dove al suo interno c'era la faccia di Andy Warhol. Poi le cose hanno preso la piega che più o meno gli appassionati della musica indipendente in Italia conoscono e la Vox Pop è diventata grande e importante… Ricordo con piacere un sacco di cose che avrebbero bisogno di molte righe per essere raccontate, ma se qualcuno vuole veramente capire gli anni della Vox Pop esistono due piccole perle che ne fornisco le esatte coordinate. Il libro Crocevia di Alessandro Cremonesi (l'oscuro membro dei La Crus) e un piccolo corto sulla nascita e sviluppo dei primi vagiti dell'etichetta dal giorno in cui diventò legalmente la Vox Pop che tutti conoscono. Il resto è più o meno rintracciabile in rete, compreso le palate di merda che mi vengono scaricate addosso e le bugie che vengono continuamente raccontate sulla ascesa e la caduta della label. Comunque, quando uscii dalla Vox Pop ero così amareggiato e sfinito che ci ho messo cinque lunghi anni a riprendermi e a dare nuovamente fiato alla mia passione per la musica creando la piccolissima Cane Andaluso. Il nome è preso in prestito dall'omonimo film di Louis Bunuel, grande cineasta anarchico. Invece il mio intervento nella webzine non era tanto a favore dei Prozac+, quanto per cercare di fare comprendere che la musica è musica. Semplicemente suono ed è naturale che decada e che ognuno ha il diritto di ascoltare quello che vuole.

SODAPOP: In realtà della diatriba sui Prozac + non so nulla e detto sinceramente mi han sempre fatto sorridere, oltre a non avermi mai detto un cazzo, ma questo non importa a nessuno… ma rimaniamo al giro indie: ti sei mai sentito sfruttato? Oppure chi hai sfruttato tu? (dimostrami che si può rispondere anche non da democristiano)
GIACOMO: Per me i soldi non contano proprio un cazzo di niente. Farli è talmente facile e spesso succede che alcuni quando se li trovano in mano, non capiscono più niente e sbarellano. Ho conosciuto un casino di gente che faceva le cose senza avere un piano, uno stralcio di obbiettivo. Che non sanno nemmeno che cosa significhi essere indipendente. Queste sono ancora le principali cause dello stato pietoso, gretto, autoreferenziale e quindi insignificante in termini culturali in cui starnazza la musica indipendente italiana. Ho da sempre lottato contro la musica leggera e sono almeno una decina di anni che quel sudiciume si è infilato nel marasma indie. Quasi tutti lottano per finire a Sanremo anche se non lo ammettono nemmeno a se stessi! Sfruttato!!! No, mai, ho sempre fatto contratti. Ho sfruttato?!? Sempre ogni occasione che mi sia capitata a tiro. Il mio obbiettivo è sempre stato vivere, non sopravvivere! Ho fatto dei soldi con i Casino Royale? Certo!!! Tanti quanto loro. Solo che io ero uno, loro in 12. Io pagavo le registrazioni. Loro suonavano. Se andava male io perdevo molti più soldi di loro. Ma loro erano incredibili. Io lo sapevo! Loro, forspaziose! Poi quando si sono sentiti forti, mi hanno dato il benservito: "Ciao è stato bello. Vai affanculo!". No, non sono state queste le parole ma i fatti, si sono svolti esattamente così!. Quando vedo Alioscia (per fare un esempio) ecco come ci comportiamo: siamo sinceramente felici di vederci e ci facciamo quattro sane risate! Questa che ti ho descritto è più o meno una situazione 'sine qua non' quando vuoi investire, tempo, forza fisica, forza cerebrale e soldi con chiunque si autodefinisca (oppure non si definisca) artista! Fare del sano biz, non è difficile. Difficile è decidere che portata ha il tuo biz e che cosa sei disposto a fare per esso! Difficile è avere una lucidità tale da non entrare nel vortice del biz e quindi non produrre per produrre e nemmeno produrre per sopravvivere. Quello che è veramente difficile è avere orecchio. Agnelli e Romiti attraverso la Fiat hanno sfruttato uomini e risorse all'Italia. Berlusconi invece sfrutta l’ignoranza degli italiani. I democristiani invece ci hanno regalato lo spietato intrallazzo, il clientelismo e il papa che pur essendo di un altro stato rompe da sempre i coglioni.

SODAPOP: Con la tua uscita che "fare i soldi è facile", te la giochi per la hall of fame del "bauscia"… però devo anche constatare che sei da sempre coinvolto nell’arte e lì a quel che vedo: soldi, fica e "status" viaggiano molto più in alto che nella musica (… e forse anche più in alto che nel teatro). Oggi chi o cosa ti colpisce tanto come i Casino Royale, Poesia Metropolitana, Pazienza o gli Afterhours?…Stiamo attraversando un’era infame, ma la nostalgia dei fantastici anni '60-'70-'80 e del "ai miei tempi" quanto fa cascare i maroni?
GIACOMO: Per la questione monetaria tu la puoi pensare come ti fa piacere. Ma resta assolutamente vero che se vuoi, fare i soldi è facile… o pensi davvero che tutti siano degli sfigati "morti-di-fame"? Tu dici che nell'emisfero artistico c'è un sacco di soldi, fica e…? Se lo dici tu penso che sia vero. Non so a quali eventi partecipi tu, ma sicuramente non sono gli stessi miei! Nonostante ciò nel nostro bel paese seguo con estremo interesse questi artisti:
Joykix – fotografo
Blu – muralista multimediale
Cristiano Guerri – fotografo
Jesse B. Perrett – fotografo con incursioni nella musica
Moneyless – astrattista geometrico
Paola Sala – pittrice
Sten&Lex – stencilisti
Pablito El Drito – djOtolab – collettivo multimediale
Hundebiss – il posto segreto
Massimo Giacom – poliedrico artista e musicista per diletto
Alessandro Baronciani – fumettista e musicista
Gianluca Costantini – organizzatore culturale e fumettista politico
108 – artista e musicista urbano
Luigi Presicce – arte in generale
Sem'bro – musica
Musica da cucina – polistrumentista
Dumbo – provocatore
ITIWA – uno sguardo attento sulla giovane fotografia
Davide Toffolo – fumettista e musicista
Dafne Boggeri – grafica e artista
Camilla Candida Donzella – fotografa e organizzatrice di incontri flash
Tommaso Gorla – incisore e musicsta
Erica Il Cane – incisore, muralista e musicista
Uochi Toki
– rappers
e questi sono i primi che mi vengono in mente ma potrei fare un elenco di media lunghezza… Questo poi è il migliore dei mondi possibili e personalmente non soffro e non ho mai sofferto di nessuna nostalgia.

SODAPOP: Non soffri di nostalgia, sei un entusiasta, accetti di invecchiare, non ti fa paura la morte… Giacomo, dato che rischi di passare per un Highlander, a 'sto punto hai qualche rimpianto o qualche occasione mancata che ti va di menzionare?
GIACOMO: La vera e unica occasione mancata è stato quando Banksy nel 2005 mi ha offerto di comperare una sua tela e io ho detto: no! Oggi potrei comperarmi una casa e invece vivo ancora in affitto!

SODAPOP: Cercando di legare più argomenti seguendo un filo conduttore che non c’è… che figlio sei stato? Ora che sei poco oltre il "mezzo del cammin di nostra Evita", in cosa ritrovi l’influenza (in positivo o in negativo è indifferente) dei tuoi genitori? Ti è mai capitato di guardare un tuo lavoro e di ritrovarci tuo padre e tua madre o qualcun altro della tua famiglia?
GIACOMO: Sono stato un classico figlio. Rispettoso. Ma con doppia/tripla vita. Tra me e i miei genitori c'era il classico muro di nebbia. Un muro gigantesco di differenza di interessi, stile di vita, intenti e cultura. I miei erano degli sfigati. No soldi. No cultura. La loro condizione sociale, la guerra, il campo di concentramento (mio padre), le restrizioni economiche, hanno fatto si che mi lasciassero carta bianca. Non sono stato il figlio che loro avevano desiderato. Ho annullato tutte le loro aspettative tranne una. Non sono diventato un fascista e non lo sarò mai! L'unica linea di sangue che scorre tra me e loro è solo quando rido. Solo in quel momento ho la stesso tono di mio padre.

SODAPOP: Giacomo, hai dimostrato di essere più duro di "Zappa che è più duro di tuo marito", che reggi al test del tempo, che sei mediamente inossidabile, che per fare le cose basta volerlo (e mi hai indirettamente convinto ad entrare nella P2 e nell’Opgiacomospazio4us Dei)… hai un’ultimissima occasione di mostrare che anche tu "c’hai un tallone da killer", che in realtà sei più "emo dei ragazzini che vanno al Durex"… e dai, mostra il fianco!!
GIACOMO: Frank Zappa è duro perché è rigido e se è ancora intero giace sicuramente nella posizione di John Lennon. Una posizione che non viene negata a nessuno nel tempo. Se invece lo Zappa di cui parli è Riccardo Zappa posso sinceramente dire che mi ha sempre annoiato. Io invece sono molle e flaccido. Sono cicciotto e purtroppo il tempo lavora duro sia sulla mia mente da sempre debole e sul mio corpo. Ma per fare le cose ribadisco che basta farle. Sono altresì felice che non ti abbia dovuto spiegare come si fa a stare a galla nel panorama medio italiano e hai capito che l'iscrizione alle filiali più gettonate come la P2 e l'Opus Dei è divenuta anche per te necessaria. Ammetto che sono molto "emo" e soffro. Soffro sì, ma con la s con l'apostrofo perché come dici tu, se mostro il fianco si vede che ho la panzetta pronunciata e il tartarughino è un ricordo di gioventù, ma la mia memoria è a 8 bit e quindi non riesco nemmeno più a visualizzare l'immagine di me stesso al passato. A volte nel corso del tempo affiora leggermente quella di me in divenire, ma quando pronuncio la parola Durex, mia moglie Ridex! Ma come dice Marracash: fino a qui tutto bene poiché da sempre quando canto stono. Sotto effetto stono. Ma suono come sono.