Toshimaru Nakamura – Re-Verbed (No-Input Mixing Board 9) (Room40, 2018)

Toshimaru Nakamura è uno dei pionieri del no imput mixing, accanito nel sondare ed esplorare questa pratica facendola avanzare di molto e cercando continuamente nuovi sbocchi applicativi. Passando dall’impro all’elettronica e cimentandosi in molteplici collaborazioni, è diventato un nome assolutamente imprescindibile della manipolazione partendo dagli ingressi a vuoto. Alcuni sviluppi del suo stile lo hanno visto impegnato nella costruzione di brani dai confini meno slabbrati e improvvisativi in favore di una forma, facendo le dovute proporzioni, più musicale e definita, in qualche modo meno astratta. I risultati di questa ricerca sono molto affascinanti e li si possono apprezzare ad esempio nel nuovo Re-Verbed, appena uscito su Room40.
L’insieme di base di suoni sfrigolanti, rumorismi, feedback compressi e distorti, stridori e distorsioni di ritorno vengono gradatamente piegati in un’elettronica sperimentale più narrativa, che riesce a contenere la materia incontrollabile all’interno di una forma che ne mantiene la sostanza ribollente e fragorosa, sintetizzando il contrasto tra scansione ritmica e una timbrica fredda e rumorista. Una visione che ha il buon gusto di sapere utilizzare in modo appropriato la tensione reiterativa arricchendola con dettagli che spingono verso una temporalità discorsiva, facendosi apprezzare per varietà e ottima capacità di sintesi. Così tra dub laceranti dai bassi eccessivi e frangenti di elettronica nervosa e schizofrenica, possiamo trovare distensione quando il suono trasfigura in pattern ambientali, facendo emergere una poetica meno scontrosa e più intimista; senza farsi comunque mancare, come giusto che sia, passaggi stridenti più indeterminati. Il punto di forza di Re-verbed, però, sta nell’intendere il ritmo estremizzandone i toni e straziandone i contorni, come succede nell’ottimo finale, dove la stratificazione profondamente dub entra costantemente in distorsione, imprimendo all’ascolto un effetto di notevole potenza. Un lavoro che mostra un’indiscussa classe compositiva ed esecutiva.