Thunder Bomber – S/T (6×6, 2009)

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Sorti dalle ceneri ancora tiepide dell'iper-hyped band Machete dopo un risolutivo cambio alla sezione ritmica e già assurti a piccolo culto locale grazie alla banda di degenerati che li segue ai concerti, i mantovani Thunder Bomber si presentano con questo CDr in lussuoso digipack apribile, magistralmente illustrato in stile kitch-core da Makkinoso: quattro canzoni non così ignoranti come i nostri vorrebbero far credere, sebbene l'ignoranza sia certamente la loro dote migliore. Tagliando corto con orpelli e tecnicismi il gruppo sforna pezzi facili e veloci ma non paraculi (sarà comunque difficile esserlo finchè il cantante vestirà magliette dei Tankard) che partendo da qualcosa tipo gli Hot Water Music, si sporcano con l'antica miscela del "punk & metal united", approdando in territori piuttosto ruvidi. Dopo l'intro strumentale, che scalda l'atmosfera, Short Tower City ci fa sentire come avrebbero suonato gli International Noise Conspiracy se non si fossero scordati di essere stati i Refused e si fossero fatti meno problemi di coolness. Tocca poi all'hit scala-calssifiche Arles City In July, uno di quei pezzi che vi fa rimpiangere che il ritornello sia ripetuto solo due volte; si spera in un reprise dopo la seconda parte lenta e sofferta ma, delusi, ci si getta sul tasto "repeat". Chiude il tutto l'hardcore rockeggiante e un po' hellacoptersinano di Zed County. Strano a dirsi, alla fine, dopo tanti riferimenti tutti piuttosto recenti, il sapore che lasciano queste canzoni rimanda a un tempo e a luoghi lontani, dove l'hardcore melodico andava spogliandosi delle ruvidezze punk ma era ancora distante dalla mielosità che dalla seconda metà dei '90 lo avrebbe affossato. Farei anche i nomi, non fosse che dopo aver ascoltato la ghost track mi vergogno ad accostare certi eroi a questi cinque cazzoni. Pensateci voi.