Three Steps To The Ocean – Unitl Today Becomes Yesterday (Frohike, 2009)

Da Milano alla conquista del mondo. Di quello del post-core, almeno. All’album d’esordio, dopo un EP stampato anche negli USA e una carriera live che si avvia inesorabile verso la tripla cifra, il quartetto mette in fila sei strumentali di media lunghezza e li fa masterizzare da James Plotkin, a cui la militanza nei Khanate ha finalmente dato quel po’ di visibilità e (si spera) guadagni che non aveva ricevuto in passato.
Collocabile lungo la rotta dove certe rarefazioni mogwai/godspeediane incrociano i Neurosis, Until Today… snocciola tutto l’armamentario del genere, fra ritmiche poderose e suoni potenti ma mai particolarmente sporchi, melodie che si dilatano e addensano inquinate solo da un po’ di elettronica, e veleggia con sicurezza nel mare magnum del post-core. È tuttavia uno specchio d’acqua dove tutto è un po’indistinto e in cui da tempo nessuno e i nostri non fanno eccezione, riesce a trovare una rotta che non porti in luoghi fin troppo consueti, segno inconfutabile di un genere in crisi. Quest’album, quanto meno, si colloca a livello dei migliori e dà diverse lunghezze agli ultimi Pelican, tanto per citare un nome. I Three Step To The Ocean hanno però dalla loro capacità tecniche ed età, oltre ad un buona resa sonora, specie dal vivo, dove l’impatto fisico è davvero notevole. Chissà dunque che proprio da un popolo di navigatori (oltre che di poeti, santi e altro su cui è meglio sorvolare) non esca il gruppo capace di condurre il genere fuori dalla bonaccia creativa.