The Tall Ships – Paint Lines On Your Glasses Look Up At The Stars… (Minority, 2006)

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Nulla da dire, se non che questo disco è ben suonato e ben prodotto, il gruppo di San Diego è esplicitamente indie a partire dalla copertina e tutto è raffinato e patinato con gusto. Questo disco dal titolo interminabile offre alle vostre orecchie un gruppo capace, tecnicamente preparato e ben patinato, cose che tutto sommato vanno apprezzate ma stiamo parlando di gente che ha suonato in gruppi come Glendale, Cole, Channels e soprattutto Kerosene 454 quindi è da mettere in conto. Il problema con un disco del genere è che forse i riferimenti sono un po’ troppo evidenti, intendo dire che nel bene e nel male i The Tall Ships quando fanno pezzi in cui assomigliano ai Pinback (che forse è il riferimento più ricorrente) non assomigliano ai Pinback… sono i Pinback!!! Forse per alcuni questo è un pregio ma per me non lo è, a meno che non si tratti di un gruppo clone dei Gerogerigegege, con tanto di cantante over cinquanta che si masturba sul palco (e credo che anche voi siate d’accordo su quest’ultimo punto). Fra le tracce di questo piacevolissimo disco (perché questo va detto i The Tall Ships sono veramente bravi) ci troverete altri eroi di un recente passato post-rock-indie troppo presto dimenticati come Paul Newman, A Minor Forest, Rodan e ovviamente Three Mile Pilots che di Black Heart Procession e Pinback furono la culla. Nulla da dire sulle capacità e sulla qualità del gruppo, in fin dei conti i Blonde Redhead con un buon disco clone dei Sonic Youth si sono aperti una strada lungo la quale hanno gradualmente abbandonato il cordone ombelicale (forse meglio quando ce l’avevano ancora direte voi, ma altro discorso). Eppure a pensarci bene mi verrebbe da dire recriminare "quante capacità sprecate", anche perché a naso potrei azzardare che un gruppo così bravo a scrivere delle canzoni "belle" potrebbe fare molto di più slegandosi dall’ombra paterna.