The Rambo – The Stabbing (Wallace/Il Verso del Cinghiale/Villa Inferno/Cloudhead, 2016)

In due, una chitarra e una batteria e a peggiorare la situazione due maschere che ricordano i wrestler messicani calate sul volto all’insegna della più abusata estetica rock’n’roll: ho già il dito sul grilletto e nessuno può darmi torto. A darmelo, per una volta, è il mio pregiudizio, perché The Rambo suonano sì rock’n’roll, ma non alla solita maniera. Non è questione di tirare allo spasimo o di fare i cazzoni o gli ironici, è roba che sanno fare tutti e, ammesso sia mai stata divertente, ha rotto le palle da un bel po’; è questione di essere davvero marci e di violentare la materia sonora fino a renderla a tratti irriconoscibile grazie a un suono sempre sul punto di andare in briciole (in buona parte colpa di Luca Ciffo della Fuzz Orchestra dietro al banco di regia). A dirla tutta si ha spesso l’impressione che il punto di partenza sia altro, certo grind primitivo di derivazione punk, e che il rock’n’roll ci finisca in mezzo per puro caso: pezzi come Like A Knife e M/L fanno testo. La voce, sempre orribilmente  filtrata, rende interessanti pezzi altrimenti dimenticabili come Rhythm Of The Nightmare e Tombostone Blues, ma è quando si accompagna alla chitarra sporca e alla batteria che non perdona che escono brani capaci di combinare la zozzeria del noise più degenerato alla sana idiozia dei Butthole Surfer  (My Soul’s Deformed, The Business Zoo). Non capisco bene se nella musica dei The Rambo ci sia ironia o si tratti di un gruppo che si fa i cazzi suoi senza cercare troppi ammiccamenti (propenderei più per la seconda), quello che è certo che anche se si tratta di only rock’n’roll è di quello che avrebbe potuto tranquillamente uscire su Load. In effetti a guardar bene quelle maschere… non sono propriamente da wrestler messicano, forse le hanno rubate a Brian Chippendale!  Si spiegherebbero un po’ di cose.