The Ladybug Transistor – Can’t Wait One Minute More (Mondo Pop!, 2007)

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Se solo fossi un giornalista (cosa che per fortuna non sono) alzerei il culo per andare a vedere se si tratta di un gruppo di yenkee o di sudditi di Sua Maestà oppure di Scandinavi (che a volte risultano più credibilmente anglofoni degli angolofoni medesimi). Il disco è ben fatto ben congeniato prodotto in modo senz'altro eccelso anzi, direi che la produzione di questo Can't Wait Another Day stia in una proporzione diretta con la qualità dei vestiti che indossano. Un disco da heavy rotation selvaggia soprattutto in virtù del fatto che potrebbe inserirsi fra Knopfler, Noir Desire, Nick Cave pop, Cousteau, King Of Convenience e perchè no pure Chris Rea. Chitarre bluesate ma sempre cristalline, violini, trombe, voce suadente e dei tappeti di hammond seguendo i dettami senza sgarrare di una virgola con gli album preferiti in sala di registrazione. Solari, morbidi, belli, insomma perfetti così tanto da chiedermi perchè mandarli ad una fanzine indie e non a Vogue. E' un male avere tutte le certe in regola per diventare pop-stars? No, anzi, ben vengano e spero di fare il loro nano da giardino durante i party "coca sulle tette", ma è quì lo snodo da cui parte la mia lamentazione ovvero: serve un gruppo del genere? tenendo ben presente che ce ne sono già un miliardo con un singolo assassino (cosa che a loro invece mi pare mancare)? Tutto sto ben di Dio in termini di capacità, produzione e gusto non poteva essere convogliato meglio? La verità è che questo disco lo avrebbe tranquilamente potuto ascoltare chiunque (ed è un pregio certo) ma sarebbe finito nel tombino della dimenticanza con lo stessa facilità. Se siete popsters (che non coincide con SODA POPsters), fatevi un giro sulla loro pagina myspace e vi posso assicurare che il disco è sugli stessi livelli tanto da non scendere in basso (come da non salire in alto). I The Ladybug Transistor sono bravi ma non hanno chessò io, i guizzi di gente come Marc Almond… ma come potrebbero? Ma stiamo parlando di uno battezzato alla chiesa di satana da Boyd Rice (come anche il reverendo Marylin Manson) suvvia, parliamo di pop-satanismo, che sia questo che manca a questo disco (oltre che i singoli)?