The Fresh & Onlys – S/T (Castle Face, 2008)

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Ultimamente sono ossessionato dalla teoria dell'estinzione del rock entro e non oltre i prossimi trent'anni. E visti i prodromi mi pare una teoria agghiacciante e tutt'altro che fantascientifica. L'unica magra consolazione potrebbe essere quella di riuscire ad etichettare ancora una volta e stavolta come una pietra tombale la data spartiacque (sarà una rottura secca, segnata da qualche oscuro avvenimento, tipo meteorite o la possibilità di infilare il jack direttamente nella nuca, o peggio…) tra il prima e il dopo. Soul At Zero, All Men Play On Ten, divertitevi anche voi a bollare quel terribile giorno e, chissà, forse vi aiuterà a stigmatizzarlo o ad ingoiare l'odiosa pillola che ai vostri figli della montagna di Lp che gli lascerete non gliene freghi assolutamente nulla.
Uno sghembo pippotto per introdurre una band che di premonizioni, pessimismo e fastidio se ne sbatte altamente. Anzi, The Fresh & Onlys manifestano ed applicano l’esorcismo migliore sfornando un album di acid garage che riportebbe Rocky Ericsson direttamente ai suoi lisergici vent’anni. Canzoni appassionate esplicitamente pop condite di quella irresistibile melodia che solo Arhtur Lee era in grado di sprigionare. Il futuro del rock per quanto mi riguarda dovrebbe essere proprio questo: proseguire giorno dopo giorno come dicevano i Freak Brothers con il loro migliore adagio: "We just love that shit-kickin’ music!".