The Death Of A Party – The Rise And Fall Of Scarlet City (Double Negative, 2007)

tdeathoaparty

Mi sa che ci siamo dimenticati delle chitarre. Diciamocelo pure, dopo la scorpacciata math e del post-rock Kinsell-iano da queste parti (casa mia, non tra i metallari di sodapop) le chitarre sono cadute un po' in disuso. Non fuori moda, per carità, ma sono finite a fare da contrappunto alle tastiere e a star dietro a basso e batteria.
Relegate in fondo alla classifica degli strumenti, dietro Ukulele e Harmonium. Eppure qui e là  il post punk sembrava avercele restituite. Ma ad andare bene a vedere le chitarre dei Numbers o la relativa mancanza nei Death Sentence: Panda avrebbero dovuto farci realizzare che non sono decisamente più centrali nei nostri ascolti. Ammettendo anche che dai trend post Franz Ferdinand me ne son sempre tenuto fuori, sonorità dove la chitarra la fa da padrona, non avrei mai pensato di trovare un punto di contatto tra i due mondi: il post punk a la Oakland, la Bay Scene dei Deerhoof per intenderci, e il tiro del new rock inglese. I The Death Of A Party, dalla California appunto, tentano dal 2003 la fortuna con un mix simile all'appena citata alchimia sonora. Sei corde al centro, basso ben presente e batteria rullata quanto basta (del batterista dei Battleship). Una voce fin troppo inglese indulge spesso in moine a metà strada verso lo screamo più poppettaro (i side project dei Blood Brothers su tutti). Un buon mix di elementi, un equilibrio dove la produzione ha incastrato qualche colpo di piano e tastiere, ma decisamente non centrali. Il gruppo più vicino sono sicuramente gli Hot Hot Heat, con la loro carica energetica di pop urlato, frammisti ad una versione meno punk rock dei primi Pretty Girls Make Graves. Che sia forse nato un filone post Blood Brothers, dunque? Un qualcosa che non sia dance nè rock nè pop. Art Rock robusto si ma con gusto. Qui nella provincia attendiamo gli sviluppi e leggiamo tanto.