The Child Of A Creek – Quiet Swamps (Ruralfaune, 2014)

Il secondo album di The Child Of A Creek a uscire nel giro di poche settimane si innesta sul solco dei dischi dell’artista toscano più orientati al folk; non mancano però le differenze, chiare fin dal primo brano, rispetto ai lavori precedenti e ancor più rispetto al gemello omozigota Hidden Tales And Other Lullabies, di cui vi abbiamo detto tempo addietro, come se l’ispirazione del nostro si fosse sdoppiata e procedesse su sentieri sempre più divergenti.
Infatti, quasi che Hidden Tales… abbia assorbito i toni sognanti e lo spleen ai quali eravamo abituati, Quiet Swamps si presenta asciutto senza perdere introspezione, accentuando anzi la vena intimista e andando a descrive un paesaggio interiore ancora più solitario e malinconico. È dunque un suono caratterizzato da arrangiamenti curati ma mai eccessivi e da un’elettronica che si propone con meno sfumature, tutti elementi che contribuiscono a  creare brani come The Ravine,  per chitarra acustica, synth dronante e voce, o una Sunset Hill che ricorda gli Swans più disperati, esempi di come il termine psych folk rimanga più una definizione di comodo che non un effettivo riferimento: Child Of A Creek batte strade diverse, contemporaneamente. Così Lost Horizons flirta con la tecnologia ed è una specie di space-folk, Subterranean Life sembra, a tratti, un incontro fra Current 93 e Tangerine Dream e Golden Memories, il brano migliore, è puro ascetismo folk dove solo poche corde di chitarra, qualche percussione lontana e un filo di sintetizzatori, supportano una voce ispiratissima. A parole è difficile rendere le differenze, ma Quiet Swamps arriva all’orecchio in modo completamente diverso rispetto ai predecessori, pur mantenendo chiaramente lo stile del suo creatore. Forse il filone si era esaurito, forse era semplicemente tempo di cambiare, ma questo appare di gran lunga l’album più interessante del musicista. Gli sviluppi futuri, anche alla luce dell’esistenza dell’album gemello, sono al momento imprevedibili.