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Mother Of Mud – Fall Guy (Autoprodotto, 2013)

Elegante esordio meneghino dai suoni nettamente early nineties. Per i Mother Of Mud è un po’ come se il mondo si fosse fermato a cavallo tra le due decadi (ottanta/novanta) per questi quattro pezzi arrangiati e prodotti con precisione fuori dal comune. I riferimenti sono tutti americani e ricordano le promesse in parte mantenute dalla Seattle più in voga in quegli anni. Mad Season, Pearl Jam, come anche Soundgarden e qualche frivolezza post-grunge dei migliori Cake. All’interno di queste coordinate la band si muove disinvolta e a proprio agio.

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Cristopher Walken – I Have A Drink (Taxi Driver, 2012)

Granitico heavy rock tutto genovese per l’etichetta di Maso Perasso che ancora una volta si conferma come uomo che non si fa mai mancar nulla: band, negozio, webzine, barba incolta e un’etichetta, Taxi Driver per l’appunto che, passo dopo passo, si sta costruendo una reputazione di tutto rispetto anche fuori dalle “alte” mura genovesi. I Cristopher Walken di per sé forse sono ancora un filo acerbi e troppo debitori di quei riferimenti musicali che spingono i buoni fans ad imbracciare gli strumenti per far musica.

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Iceburn/Ascend/Eagle Twin: la poetica del ghiaccio e del fuoco di Gentry Densley (seconda parte)

Riprendiamo e concludiamo il racconto delle vicende di Gentry Densley e delle sue creature, ripartendo dall’ultimo periodo degli Iceburn, quello più oscuro e arrivando attraverso vari progetti più o meno estemporanei, ai giorni nostri, con le recenti incarnazioni Ascend e gli attivissimi Eagle Twin, freschi di nuovo album.

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Luca Collepiccolo: da Blast a Blow Up magazine, il Lester Bangs capitolino?

Non ho mai amato l'idea di critica musicale e nonostante lo menzioni nel titolo, Lester Bangs mi mette tristezza, la pseudo sociologia di Simon Reynolds mi annoia ancora di più, per non parlare dei suoi epigoni dell'ultima ora che passano da ascoltare i Bluvertigo (… e in questo non ci sarebbe nulla di male), a "trovarsi" esperti di musica indipendente o addirittura di avanguardia dopo cinque minuti, ma in fin dei conti questa è la patria dei "tuttologi", il paese in cui tutti siamo più furbi e genericamente "più meglio" degli altri. Nonostante questo, capisco l'utilità delle riviste, della critica (di quella un po' meno) ed nonostante uno poi diventi un rompi coglioni come il sottoscritto, nessuno è "nato imparato" e quindi è normale che i più giovani e i "non addetti al settore" cerchino qualcuno che li accompagni e li orienti. C'è stato un tempo in cui da sbarbatello sono stato un avido lettore di riviste e c'è stata qualche "penna" che mi ha influenzato nel comprare dischi e nello sperimentare gruppi nuovi, Luca Collepiccolo è una di queste.

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