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2000 – 2010: non è successo niente?

Ultimamente imperversa l'irritante campagna mediatica che accompagna l'uscita dell'ultimo libercolo del signor Simon Reynolds. Un critico, che nella musica di questi anni vede solo forme di sublimazione della nostalgia di un certo passato musicale. Pare che chiunque parli o pensi di musica ormai ragioni in termini di "ai miei tempi…", quindi la glorificazione di Reynolds appare quantomeno scontata e rivelatrice di un clamoroso deserto percettivo. Costui è uso sparare citazioni dotte per avvalorare le sue banalità, certo che facendo riferimenti a Fukuyama o a Debord si mette al sicuro da eventuali contraddittori, intanto chi legge di musica è incapace di fare le sue elaborazioni a riguardo. Il guaio è che in linea di massima è vero, soprattutto per buona parte dei critici e lettori italiani.

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L’Ultimo Disco Dei Mohicani, intervista a Maurizio Blatto

Una varia umanità che spazza via qualsiasi noiosa "pippa" da appassionati di musica. La negazione assoluta di qualsiasi nozionismo musicale fatto apposta per escludere i non unti. Una girandola di personaggi tragicomici maledettamente reali: a metà strada tra una canzone di Jannacci e i fumetti di Alan Ford. Questi e decine di altri motivi rendono necessaria la lettura del primo libro di Maurizio Blatto, critico musicale di Rumore e negoziante di uno tra i più importanti negozi di dischi di Torino. Backdoor per l'appunto. Per leggerlo, non è necessario sapere quale accordatura usa Thurston Moore o di che segno zodiacale era Jerry Garcia: per godersi L'Ultimo Disco Dei Mohicani è sufficiente aver voglia di farsi quattro risate e, come in una striscia di Altan, non aver vergogna di mostrare le proprie deformità. Sia chiaro, non sto incensando né Moby Dick e nemmeno un tomo di Simon Reynolds, ma promuovo il diario di bordo di un navigante che annota una città in inevitabile cambiamento, ma che, nei ricordi e nei personaggi di chi narra, continua a pulsare un' italianità che non dovremmo mai dimenticare. Quella che il tempo ci sta togliendo.

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Simon Reynolds – Post-Punk 1978-1984 (ISBN, 2007)

Intimidisce, al primo impatto, questo volume di Simon Reynolds. Saranno le più di 700 pagine, saranno i 35 euro del prezzo, sarà il look spartano e asettico (peraltro trademark distintivo e – per quanto mi concerne – molto intrigante della ISBN): qualunque cosa sia, inizialmente è difficile rapportarsi a Post-Punk. È un peccato, perché vinta la timidezza (e trovati i 35 euro da investire) le soddisfazioni che ne derivano sono davvero notevoli. Anzi, anche un po' di più.

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Rock And The City – La Presa Per Il Culto

Di nuovo, Natale è qua e ha invaso la città. L’inevitabile profluvio di Best Of, Singles, Greatest Hits e cofanetti ha raggiunto e superato il livello di guardia, quello cioè da cui si inizia a invocare il divino zoomorficamente. In un tale marasma di molte ristampe dell’ovvio e qualche recupero inatteso, una domanda nemmeno troppo oziosa sale all’orizzonte…

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