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Ventura – Ultima Necat (Africantape/Vitesse, 2013)

Ennesimo mattoncino Africantape sul già alto e forte muro. A questo giro, trattasi di trio svizzero – di Losanna per la precisione – che opera da un decennio giusto e si dice fortemente legato a materiale di spicco anni ’90 (vengono citati Superchunk, Failure e Shellac). Ecco, sì. Esplosivi e un pò shoegazers, i Ventura hanno seminato per il mondo numerosi split, sono al terzo disco e si possono vantare di aver collaborato con gente tosta&famosa qb tipo i Jesus Lizard, oltre a poter tranquillamente dire in giro che suonano molto bene e fanno roba interessante.

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Common Deflection Problems – We All Play Synth (Lemming/Brigadisco et al., 2012)

Il blues postmoderno dai suoni fratturati trova un altro buon interprete nei Common Deflection Problems che, se pure ci tengono a non essere intrappolati in un certo suono o stile musicale, chiamano il pezzo dai ritmi più destrutturati Steve e, sì, una mezza idea su quale Steve intendano ce l’abbiamo. O forse è solo una coincidenza. Il terzetto Iannola/Cacace/Noviello dopo essersi fatto le ossa in Inghilterra butta fuori questo Lp one side di chiara scuola math che in un attimo ti riporta nei favolosi anni ’90.

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Chambers – La Mano Sinistra (To Lose La Track, 2012)

In inglese sarebbe “left hand”..e per i più metallari là fuori potrebbe essere un richiamo al Left Hand Path con cui gli Entombed dimostrarono al mondo di esser dei fuoriclasse. Ad ogni modo i Chambers con gli “intombati” non hanno nulla a che spartire, trattandosi di un gruppo screamo-core che qualcuno di voi ricorderà per essere ex Violent Breakfast. Da quei tempi di acqua sotto ai ponti ne è passata e si sente.

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Picore – Assyrian Vertigo (Jarring Effects, 2012)

Concettuale e ostico, il sestetto francese Picore si immerge con l’album Assyrian Vertigo in una sorta di delirio in musica che dipinge tra storia e fantasia le gesta e le imprese del feroce popolo degli Assiri, assetato di conquista e famoso per non lasciare nulla di vivo dopo il suo passaggio. Il suono è frutto di continui ripensamenti (c’è voluto un lustro perchè la band fosse finalmente entusiasta del risultato): destrutturato, finito e rifinito, un disco strumentale che rifugge dai facili riferimenti per assumere un’identità tutta sua. L’iniziale Ziggurat può portare subito alla mente gli Shellac in preda ad un delirio tribale, mentre le corde rimangono sempre tirate e pronte a spezzarsi, mentre la successiva Meure Menace si lascia andare una una psichedelia dai connotati trip hop.

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