That Fucking Tank – Tanknology (Gringo, 2009)

La formula "duo = [batteria + (altro strumento a caso)]", negli ultimi anni ha spopolato, vuoi per i bassi costi di gestione, vuoi perché avviare rapporti con il prossimo e mantenerli e trovare oggidì più di due persone che riescano ad andare d’accordo può essere un’impresa non da poco… Oppure immagino che in due sia tutto più facile, dagli spostamenti in auto con i sedili posteriori coperti di strumentazione alla gestione delle consumazioni omaggio durante i concerti… A partire da gruppi mainstream come White Stripes, a cose più underground come Ruins, Lightning Bolt, Hella, Hanged Up, o per citare qualche italiano G.I. Joe e Bachi Da Pietra,  ce ne sono decine e per tutti i generi. Non che sia un problema, ma semplicemente la constatazione di un dato di fatto, poi se è buona musica uno o trecento non dovrebbe fare differenza, ma ci tenevo a riempire qualche riga in più del solito con dei discorsi campati in aria.

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Le Singe Blanc – BaïHo (Whosbrain/Bar La Muerte, 2008)

Prendo spunto dall’entusiastica recensione di un loro live in quel di Villafranca redatta dall’esimio collega Zanotti per tirare fuori dal mucchio questo cd che negligentemente ho tardato secoli a recensire, complice forse la difficoltà ad affrontare un gruppo che, cito qui il sempre esimio collega Zanotti, "trita senza pietà qualsiasi genere gli capiti sotto tiro: dal doom metal alla dance e tutto ciò che può stare fra questi due lontanissimi poli". Trio francese, basso-basso-batteria, di Metz, Le Singe Blanc arriva con BaïHo, se ho ben contato, all’album numero otto. Un numero che, pur tenendo conto del fatto che questi ceffi sono attivi ormai da quasi dieci anni, appare comunque considerevole. Questo per dire che i tre non sono propriamente di primo pelo, e si sente.

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K-Branding – Facial (Humpty Dumpty, 2009)

Molto interessante, ecco finalmente un gruppo che ha dei riferimenti che oggi non sono così comuni, non dico necessariamente fuori moda, ma già solo per avermi ricordato gruppi ed atmosfere del giro sperimentale di fine Ottanta, inizio Novanta fa sì che li differenzi di parecchio dalla maggioranza delle tavanate pseudo-free, proto-jazz-core, krimson-pure-io che spesso mi è capitato di sentire di questi tempi.

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Ada-Nuki – S/T (Whosbrain, 2008)

Ada-Nuki propone una formula che potrebbe ormai dirsi classica e consolidata, il duo basso e batteria, arricchendola di voce, effetti e fields recordings. Il disco si compone di solido noise rock miscelato a qualche svarione più progressivo, alternati a momenti in cui si affaccia un'elettronica sfaldata e non melodica. Ruins, Melvins, Dazzling Killmen, Oxbow, tanto per dare qualche vaga coordinata, sono nomi che probabilmente a Giorgio Maniglia e Stefano Spataro, i titolari del duo, non devono suonare sconosciuti.

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