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Sun Kil Moon – Benjii (Caldo Verde, 2014)

Un capolavoro intenso e profondo, e c’è dentro tutta una vita. Basterebbe questa semplice frase per dare lustro al ritorno, due anni dopo Among The Leaves, di Mark Kozelek, il cantautore dell’Ohio che negli anni Novanta ha strapazzato le vite di molti e che, dopo la fine dei Red House Painters, ha intrapreso una carriera di tutto rispetto, da solista, con il monicker di Sun Kil Moon e con mille altre collaborazioni che non hanno mai smesso di confermare le sue qualità di songwriter.

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Ka Mate Ka Ora – Thick As The Summer Stars (A Buzz Supreme, 2009)

"We are a slowcore – shoegaze band!" Ci pensa già il gruppo di Pistoia a scrivere il succo della storia di Thicks As The Summer Stars, esordio di grande spessore che attraversa in un ascolto solo le atmosfere di Slowdive e My Bloody Valentine (All Around), lo stile cupo e le fotografie sbiadite dei Red House Painters fino ad arrivare alle ultime cose tra Amusement Park On Fire e Gregor Samsa. I paragoni certo si sprecano, ma un lavoro del genere mixato e masterizzato da Mark Kramer (aka Kramer), già al lavoro con Low e Galaxy 500, ha una forza, una statica imponenza (Bonnie), e una padronanza di scrittura che sorprendono.

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Radar Bros – Auditorium (Merge, 2008)

Dopo la mezza delusione di The Fallen Leaf Pages (che era tutt'altro che un disco brutto) torna un invecchiato Jim Putnam e tornano i Radar Bros, tra i gruppi migliori della scena slo core dal '93 ad oggi (in compagnia di Idaho, Red House Painters e Low), senza però che siano mai riusciti a raccogliere in pieno i frutti di ciò che hanno seminato (ad esempio il fatto di saper guardare ai Pink Floyd  rimaneggiando placide strutture folk legate alla tradizione americana). Il mondo cambia, e loro si ostinano in un immobilismo che anche il fan più incallito (come il sottoscritto) arriva a non reggere più.

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Great Lake Swimmers – Ongiara (Nettwerk, 2007)

Sempre in sordina, e non poteva essere altrimenti, i "nuotatori del grande lago" mi sono sempre piaciuti, sarà per il nome che rimanda un po' all'immaginario dei grandi laghi di montagna del Canada, a qualche vecchio film dove tuffarsi dalla rupe più alta rappresentava una sorta di iniziazione per l'adolescente di turno. Specchi d'acqua verdi ed estati indimenticabili. Pochi gruppi, senza inventare nulla, ti mettono nostalgia come i Great Lake Swimmers. Come solo i dischi minori sanno fare. Ongiara è già il terzo album, il gruppo ama registrare i suoi lavori in fattorie o chiese abbandonate; posti che sfruttano al massimo echi o riverberi naturali.

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