Mattia Coletti – The Land (Bloody Sound Fucktory/Town Tone/Wallace, 2011)

Verso l’opera di Mattia Coletti nutro sentimenti contrastanti: ho amato incondizionatamente ogni suo lavoro in duo, dai Polvere (con Xabier Iriondo) a Christa Pfangen (con Andrea Belfi), da 61 Winters Hat (con Fabio Magistrali) a Falling Birds (con Above The Tree), mentre le cose in gruppo (Sedia e Leg Leg) mi hanno sempre colpito poco. Dei lavori solisti ho molto apprezzato il primo, Zeno, meno il troppo lineare seguito, Pantagruele. Questo The Land segna una decisa ripresa.

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Mattia Coletti – Pantagruele (Wallace/Towntone, 2009)

Era da un po' che non sentivamo parlare di Mattia Coletti, o forse ero solo io che non ne sapevo più nulla essendo alieno a riviste, forum musicali "seri" e circuito indie e canali di "voi giovani e non più giovani d'oggi". Immagino che Coletti invece abbia continuato a lavorare alacremente alla costruzione del suo cammino e come succede in molti casi è passato dai furori free-noise dagli albori a cose sempre più "acustiche", daltronde che molti dei suoni di Coletti andassero ammorbidendosi un po' lo si presagiva già con Polvere, ma i dischi che produce con il suo nome di battesimo lo mettevano ancora più in chiaro.

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