…qualcosa come Old Bicycle Records ma 10 anni fa: Haru Indie 2006

A volte basta un input per scatenare il passato, ricostruendo il percorso che ci ha portato fino a questo momento “Ciao Vasco, sono Jacopo Andreini – ho ritrovato la registrazione di DJ FDM allo Zion del 14 gennaio 2006 (un sacchissimo di tempo fa!) e non è niente male. Volevo buttarla su bandcamp. Visto che faceva parte del festival organizzato da te, hai memorabilia, aneddoti, foto, scalette, ricordi, link e roba varia che ti farebbe piacere che mettessi nella parte della grafica? Fammi sapere! Un abbraccio, Jacopo.” Ci penso i consoni due minuti e mi viene in mente che, essendo i musicisti tutt’ora in attività sotto i medesimi progetti o con altre identità, ed essendo diversi di loro passati attraverso le egidie di Pulver und Asche Records, le due etichette discografiche con le quali ho avuto occasione di collaborare (cinque anni con la prima, e cinque anni con la seconda che sto per chiudere), tornarci su poteva essere un buon sunto dell’operato musicale nel quale mi sono sporcato durante gli anni. Ringrazio quindi Sodapop per avermi ospitato sulle sue pagine e Jacopo Andreini per aver risfoderato il suo mirabile DJ Set.

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Polvere – The Polvere’s Farewell (Old Bicycle/Fabrizio Testa, 2013)

È davvero cosa inattesa e gradita ritrovare il duo composta da Xabier Iriondo e Mattia Coletti dopo anni dallo loro ultima apparizione (il 10” omonimo uscito per Wallace). Registrato e mixato nel lungo lasso di tempo che va dal 2008 al 2012, The Polvere’s Farewell, licenziato su nastro dalla joint venture fra Old Bicycle Records e la Fabrizio Testa Produzioni, si ricollega sia stilisticamente che come immaginario alle precedenti uscite, ma sembra sviluppare il suono in una direzione più moderna.

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Il Cotone di Fukushima – Scie (Autoprodotto, 2013)

Dalla fertile Sardegna, fertile almeno dal punto della musica meno convenzionale, ci arriva l’esordio autoprodotto de Il Cotone Di Fukushima. Il nome farebbe pensare a qualcosa di indie, invece questo duo chitarra/batteria si cimenta con della musica improvvisata che, pur con qualche particolare ancora da registrare, fa davvero piacere ascoltare.

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Xabier Iriondo – Irrintzi (Brigadisco/Wallace/Phonometak/Santeria e altre, 2012)

Il primo album solista di una delle figure più presenti, in molteplici vesti, nel giro indipendente italiano è certamente un evento, che viene onorato con un insolito doppio vinile in cui ogni disco presenta un lato inciso e uno serigrafato: sul primo troviamo pezzi originali, sul secondo cover. Ad accompagnare il musicista sono, di volta in volta, i compagni di tante passate (e future) avventure. L’operazione è ad alto rischio autocelebrazione, e in effetti la cosa non viene del tutto elusa, ma l’album riserva comunque qualche sorpresa. Irrintzi è concepito come un autoritratto che mostri le molteplici facce di Xabier Iriondo, così come le sue fonti d’ispirazione, sacrificando la scorrevolezza dell’ascolto a favore di un percorso a zig-zag che contribuisce a integrarne la discografia e la biografia, andando a colmare alcuni vuoti.

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