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Fops – Yeth, Yeth, Yeth (Monotreme, 2010)

Nella sezione dischi non recensiti per tempo, e che fanno di tutto per non farsi notare, una menzione va fatta ai Fops, band con sede a S. Francisco, nata dalla fusione di band culto dell'area (Ral Partha Vogelbacher e sopratutto Thee More Shallows, trio in attività sin dal 2001 con Monotreme e Anticon). Dalle session del duo Dee Kesler – Chadwick Donald Bidwell, sono venuti fuori ben due album: il primo è quello che recensiamo ora, il secondo è uscito da pochissimo, dal titolo Priest In Them Caves. Colpisce subito l'electro pop plasticoso quanto kraut (ecco qui la gonfia nenia Neu! Ghost Town Hall, non molto convincente a dirla tutta).

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Metroschifter + Lucertulas – 28/11/09 Interzona (Verona)

"Quando all'inferno non c'è più posto, i morti camminano sulla terra" diceva un personaggio in Zombi di Romero. Beh, l'inferno della musica indie-pendente dev'essere ben stipato, se orde di gruppi-zombi infestano i nostri palchi con tanta frequenza. Dopo Get Up Kids, Massimo Volume, Polvo e prossimamente pure Pavement, stasera è la volta dei Metroschifter da Lousville, Kentucky, reparto geriatrico. Piuttosto noti a metà dei '90, sono tornati quest'anno con un album appena dignitoso che ora viene supportato da una decina di date in giro per l'Europa.

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AA.VV. – Quit Having Fun (Boring Machines, 2009)

Prima compilation per Boring Machines, e anche se non sono assolutamente un fan della raccolte in genere (per non parlare poi di quanto è impegnativo recensirle rispetto ad un disco "standard"), questi ventiquattro brani per due CDr non sono niente male; le sonorità spaziano attorno all'elettronica più o meno rumorosa e/o ambientale, con qualche accenno più rock o folk qua e là, attraverso la scelta di nomi italiani e stranieri sia noti che meno noti, per rendere un quadro abbastanza eterogeneo di musica che tenta quasi sempre di non essere banale e spesso ci riesce.

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Maximum Awesome – S/T (Sabbatical, 2007)

Ho dato un’ascoltata veloce alla maggior parte dei lavori di quest’etichetta e bene o male, oltre che un’estetica base nel packaging di ogni disco, direi che c’è anche una sorta di trait d’union che lega la maggioranza dei materiali recuperati dalla Sabbatical, infatti si tratta prevalentemente di dischi ad altro potenziale freak. Nel caso dei Maximum Awesome il taglio del lavoro è decisamente più minimal elettronico anche se comunque volutamente ripetitivo ed ossessivo, in senso psichedelico più che in modo industrial-fastidioso.

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