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Toilet Door n.4 – One Shot 90

Chi ha detto che non si esce vivi dagli anni ’80 non aveva ancora vissuto appieno la decade successiva. Cosí stavolta, senza alcuna ironia o leggerezza, i nostri prodi si sono immersi fino al collo nel post-socialismo (reale e tangentopolo) affrontando gli aculei più irti del rock indipendente dell’ epoca. Non paghi di tanto fumo hanno anche abbozzato un gemellaggio con Sentire Ascoltare (la seconda miglior webzine italiana) attraverso la voce e la playlist di una delle sue penne più appuntite e spigolose. Superare le nostre possibilità é il nostro motto. Sodapoppari semper fidelis!

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Black Elk – Always A Six Never A Nine (Crucial Blast, 2008)

Esterefatto. Credo che lo stupore totale sia quanto di più vero riesca a manifestare di fronte ad un disco così. Ai tempi di The Temple Of The Morning Star dei Today is The Day credetti che se Steve Austin fosse stato un uomo di maggior spirito anzichè solo virtù e stomaco forse sarebbe diventato realmente il Jim O' Rourke dell'apocalisse piuttosto che restare nella propria isola (felice) di ghiaia e granate esplose. I Black Elk di Portland invece saltano il fosso, lo fanno perché sono lungimiranti, intelligenti, carichi di mercurio, un pugno di psicopatici dal quoziente intellettivo nettamente sopra la media.

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