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Karma To Burn – Arch Stanton (FABA/deepdive Rec.)

Credo che il motivo per cui la rediviva band della West Virginia non stanchi mai nonostante il susseguirsi di album molto simili tra loro sia proprio la rigorosa esecuzione di brani sempre e solo strumentali, seppur arrangiati entro gessati hard-stoner. La mancanza di linee vocali infatti (a parte lo stupendo esordio su Roadrunner del 97) drammattizza notevolmente le canzoni rendendole vere e proprio soundtrack per western immaginari.

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Prehistoric Pigs – Wormhole Generator (Moonlight, 2012)

Ferroso e macilento sludge nostrano che a passo incartato e moribondo procede per tutta la durata di questo esordio. Ogni tanto le oscillazioni di chitarra ci proiettano in quello che ormai da almeno un decennio viene definito rock lisergico, anche se mi sono convinto che, in realtà, l’assunzione di psilocybin farebbe produrre ben altra musica. Come per Karma To Burn non posso che essere concorde con la scelta dei Prehistoric Pigs di supportare gli arrangiamenti rigorosamente strumentali per tutte e sette le tracce del disco.

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Karma To Burn – Slight Reprise (Maybe, 2012)

Ho visto i Karma To Burn una volta sola, nel 1998, al Continental di New York e ricordo ancora il mio totale sconcerto di fronte all’esibizione totalmente strumentale del terzetto al seguito del meraviglioso esordio su Roadrunner. Il bassista cercò di farmene una ragione spiegandomi che la personalità della band consisteva soprattutto nel non avere un cantante e dell’essersi dovuti piegare a determinate esigenze per poter far uscire il primo disco.

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