nonesuccessoniente

2000 – 2010: non è successo niente?

Ultimamente imperversa l'irritante campagna mediatica che accompagna l'uscita dell'ultimo libercolo del signor Simon Reynolds. Un critico, che nella musica di questi anni vede solo forme di sublimazione della nostalgia di un certo passato musicale. Pare che chiunque parli o pensi di musica ormai ragioni in termini di "ai miei tempi…", quindi la glorificazione di Reynolds appare quantomeno scontata e rivelatrice di un clamoroso deserto percettivo. Costui è uso sparare citazioni dotte per avvalorare le sue banalità, certo che facendo riferimenti a Fukuyama o a Debord si mette al sicuro da eventuali contraddittori, intanto chi legge di musica è incapace di fare le sue elaborazioni a riguardo. Il guaio è che in linea di massima è vero, soprattutto per buona parte dei critici e lettori italiani.

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danneggiatodelightsnovembre2011

Danneggiato Delights Novembre 2011

Non mi piace il dubstep. E' il suono della conservazione, una gratificante e consolatoria esaltazione da potenza e superomismo onanistico. Ti circuisce con i suoi megabassi vibranti, come sgasare su una grossa moto rombante o su un ottuso suv tirato a lucido. Ma è solo un'illusione di potenza, come quella che ci seduce in un film di fantascienza di qualche supereroe dark, il film finisce e noi torniamo ad essere niente. Su quei bassi ipertrofici ci sta tutto, ma tutto è ridotto ad orpello, citazione, simulacro. Nel dubstep il mondo reale è un nemico, ma noi lo sfidiamo a cavallo dei vermoni giganti e per mezz'ora ci sentiamo malinconici eroi.

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