Ivan Iusco – Transients (Minus Habens, 2015)

Per l’ennesima volta collidiamo con i mille mondi del magmatico maitre della Minus Habens che, nuovamente, ci investe di visioni notturne involontariamente (?) carpite ad un immaginario orchestrale e cinematografico. Balzano davanti agli occhi immagini di cartoon sepolcrali come Nightmare Before Christmas, ma anche del pungente Coraline di Neil Gaiman.

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Alessandro Ludovico – 25 Minus Habens eXperYenZ (Minus Habens/Edizioni Pool/Puglia Sounds, 2013)

Venticinque anni sono un bel traguardo per una label indipendente delle nostre parti, sebbene l’etichetta di italianità sia certamente restrittiva per una realtà come la Minus Habens, radicata in quel di Bari ma con la mente da sempre sintonizzata con le tendenze più attuali del panorama internazionale. A dirla tutta è restrittiva anche la definizione di label discografica, visti gli ambiti frequentati dalla creatura di Ivan Iusco, ambiti che vengono tutti affrontati in questo libro di ben 224 pagine curato da Alessandro Ludovico, direttore della rivista Neural.

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Elastic Society – Be Strong (Minus Habens, 2012)

Altro enfant terrible, Alberto Dati quanto il suo boss  Ivan Iusco torna sulla lunga distanza sotto l’incarnazione Elastic Society a ben sette anni di distanza dal precedente God Bless Electronic Music. Ancora dance, ancora afro, Inghilterra e tanto desiderio di sperimentare nuove alchimie beat senza però allontanarsi dalle sale da ballo. In generale l’esperimento funziona, nel senso che par di tornare alla golden age della breakbeat impegnata: tanto Chemical Brothers quanto la Warp più straight edge.

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Ivan Iusco – Water (Minus Habens, 2012)

Il percorso creativo di Ivan Iusco, patron della Minus Habens da oltre venticinque anni, continua a stupirci. Se ci aveva colpito allo stomaco con la colonna sonora del mai dimenticato film La Capagira, stavolta pur non accompagnando esplicitamente lo svolgimento di una pellicola, per certi versi, è come se esprimesse l’icontenibile volontà di volerlo fare comunque. Water è inequivocabilmente un disco pop: una via di mezzo tra i Cocteau Twins di Treasure (complice l’angelica voce di Betty Lenard) e le atmosfere più dichiaratamente cinematografiche come la suggestiva Clouds o la finale A Way.

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