Claudio Rocchetti/The Haunting Green – Final Muzik CD-Singles Club 05 (Final Muzik, 2014)

Laddove anche gli Psychic TV fallirono -pubblicare un disco al mese per un periodo prolungato- la Final Muzik persevera con successo (sebbene si proponga un obiettivo dimezzato rispetto alle 23 uscite in 23 mesi progettate da Genesis P. Orridge e soci): ammetto di faticare a tener dietro alla serie. Oggi parliamo della quinta uscita che mette insieme la strana coppia Claudio Rocchetti/The Haunting Green, ognuno alle prese con un unico brano di generosa lunghezza.

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Tetuan – Qayin (Brigadisco/Onlyfuckingnoise, 2013)

Ritornano i Tetuan dopo la tiepida accoglienza riservata su questa webzine con l’esordio Tela. La band marchigiana, partita da un math post hc alieno e ancora un po’ acerbo e derivativo è pronta a dare battaglia con un noise psichedelico dalle ritmiche asimmetriche che sfiorano misticismo e una forte vocazione alla sperimentazione (Outrohn). Il risultato è in grado di uscire da facili schematismi e di cambiare in corso d’opera modelli di riferimento preconfezionati, Slint prima o (Neuro) Isis poi.

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Prosperina – Faith In Sleep (Maybe, 2012)

Musica abbastanza lisa e consunta quella dei Prosperina, ma per chi ama chitarrismi elefantiaci in un magma psichedelico potrebbe esserci di che banchettare. Gli altri passino oltre, ormai abituati ad anni di vacche magre nella musica pesante. Nome e copertina ad alto rischio pattumiera per questa band gallese che invece, musicalmente, ha una propria dignità pur senza far urlare al miracolo.

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Aetnea – S/T (Autoprodotto, 2012)

Gli Aetnea arrivano dal comune di Trecastagni, provincia di Catania, ma non immaginate le “solite” cose in stile Uzeda o Three Second Kiss che spesso sono giunte dal capoluogo e che tanto sono piaciute a noi, a voi e a un po’ a tutti. Quello degli Aetnea sembra piuttosto un tentativo (“estetico”, cit.) di immaginare una via attuale al progressive rock passando dal post rock e dal post metal: musicalmente potrebbero più o meno a grandi linee ricondursi a cose in stile Tool o Isis, come testimonia l’imponente riffone finale di Vartan Dub. Lo sforzo del trio per imbastire canzoni che suonino originali è palpabile, le idee infatti sembrano non mancargli (il clarinetto e il finale tribaloide di Odessus, il sitar di Béla Bartók ad esempio).

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