Camion – A Serenade For Yokels (Autoprodotto, 2011)

Appena mi è capitato fra le mani il disco di questo terzetto romano non ho potuto non pensare che avessero uno dei nomi più brutti, o quantomeno banali, mai sentiti; la prospettiva ha cominciato a cambiare leggendo i titoli delle canzoni (fra cui spiccano gli eloquenti Route 666 e Cowbell From Hell) che rivelavano un immaginario simpaticamente cazzone e decisamente lontano dalle tendenze di genere. L'ascolto del disco ha poi fugato gli ultimi dubbi, rivelando il Camion per ciò che è realmente: il Pork Chop Express di Jack Burton in Grosso Guaio A Chinatown. Ora tutto ha un senso.

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Germanotta Youth – The Harvesting Of Souls (Wallace, 2011)

Si contano ormai sulle dita di cento mani i progetti a cui Massimo Pupillo degli Zu collabora in maniera più o meno continuativa. Questo, in origine denominato Mongolian Barbeque, lo associa a Reeks degli Inferno all'elettronica e al batterista dei metal progster Kailash e ci porta dalle parti dei Genghis Tron e dei Locust, sebbene l'assenza della voce e la lontananza dalla forma-canzone sviluppa il discorso verso strutture più aperte.

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Dogs For Breakfast – Rose Lane Was Tucker’s Girlfriend (Subsoud, 2010)

Nell'esplorazione del nuovo underground italiano i Dogs For Breakfast si incastonano perfettamente tra le facce più interessanti di quest'anno. E sono anche "nel giro giusto", come direbbe il Bugo, osservando le collaborazioni succose di questo lavoro: Luca T. Mai (Zu, Psychofagist), il Blocco A e il suo stesso mentore Giulio "Ragno" Favero. Senza ombra di dubbio hanno le potenzialità per assurgere all'olimpo del post-metal italiano al fianco di Dead Elephant, Inferno, Psychofagist e Vulturum. Staremo a vedere quale longevità artistica saranno in grado di mantenere.

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NOFest! 2010 – 18-20/06/10 Spazio 211 (Torino)

Se c'era un festival italiano che quest'anno, anche solo sulla carta, meritava di essere visto, era sicuramente la seconda edizione del No Fest! di Torino, a causa di un'affinità tanto involontaria quanto gradita con questa webzine: basta scorrere i nomi in cartellone per vedere quanti di loro abbiano trovato spazio su queste pagine. Una selezione di gruppi italiani che per una volta non si rivela castrante grazie a una scelta che pesca in vari ambiti senza scadere in un inutile eclettismo. Così, in cerca di conferme, verifiche e curiosi di nuove scoperte, la Sodapop crew cala su Torino in discreto numero.

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