Ikue Mori/Simon Balestrazzi/Sylvie Courvoisier/Alessandro Olla/Maja Ratkje – Tresure Hunt (TiConZero, 2012)

Che per Simon Balestrazzi si trattasse di un periodo molto florido lo avrete anche intuito dalla sua iperprolificità e questo disco oltre a fotografarne lo stato di forma del musicista parmigiano, lo coinvolge nuovamente assieme a quell’Alessandro Olla suo compagno insieme a Z’ev e a Max Eastley in Floating Signal. Se avete amato Olla e Balestrazzi nel precedente lavoro uscito su TiConZero, in questo li adorerete. Oltre a mettere in campo un mostro sacro come Ikue Mori (all’elettronica) si avvalgono di Sylvie Courvoisier al piano normale e preparato e Maja Ratkje alla voce, giocattoli ed elettronica.

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Simon Balestrazzi: dagli albori industriali alla musica contemporanea

Per quanto introdurre uno come Simon Balestrazzi risulti superfluo, vi basti sapere che oltre ad essere una delle colonne portanti dei T.A.C. (Tomografia Assiale Computerizzata) ha suonato in Kirlian Kamera, Kino Glaz Deep Engine, Dream Weapon Ritual, ha fatto uscite a nome Candor Chasma, collaborato con Z’EV, Ikue Mori, Alessandro Olla e ha pubblicato su etichette che vanno dalla Silentes alla Boring Machines, dalla Old Europa Cafè alla Small Voices. Balestrazzi è stato uno di quelli che hanno dato il via a quella “gloriosa” ondata industriale e avant che negli anni ’80 ha dato lustro all’Italia come solo il primo circuito hardcore punk aveva saputo fare. Resta che questo parmigiano, come molti degli eroi “estremi” della prima ora, si pensi solo a Teardo e Bernocchi fra gli italiani e a gente come Asmus Teitchens, Z’EV, Throbbing Gristle stessi per gli stranieri, non si è mai fermato troppo all’interno del circuito industriale che anzi sembrava (e sembra stargli) piuttosto stretto, tanto che negli ultimi anni della sua produzione sembra essersi concentrato maggiormente sulla musica contemporanea e questo senza perdere di vista i suoi vecchi amori tanto che Candor Chasma (progetto condiviso con Corrado Altieri dei Monosonik, Uncodified e quel TH26 che aveva collaborato con Maurizio Bianchi), appena uscito su Old Europa Cafè, lo conferma platealmente. Un bel giretto sulla sua discografia riportata da discogs potrebbe fugare ogni dubbio sul fatto che si tratti di un vero e proprio cavallo di razza.

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Gay Beast – Second Wave (Skin Graft, 2009)

Partiamo dai Devo. La loro Timing X, da Duty Now For The Future, è ripresa per intero dai Gay Beast e riproposta abbastanza fedelmente in coda a White Diamonds, quarta traccia del loro nuovo Second Wave. E le scansioni robotiche dei Devo potrebbero essere un buon paragone, anche se non completamente esaustivo. Le chitarre atonali e la strumentazione usata dal trio, chitarra, tastiera e batteria, fanno pensare ai DNA di Arto Lindsay e Ikue Mori, o più in generale a certi suoni provenienti dalla città di New York sul finire degli anni ’70 e nei primissimi anni ’80.

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Illachime Quartet – I’m Normal, My Heart Still Works (Fratto9 Under The Sky/Lizard, 2009)

Credo che pochi di voi lo ricordino o l’abbiano mai sentito, ma un bel po’ di tempo fa questi ragazzi campani avevano partorito un disco molto carino e vado molto orgoglione di averlo recensito per l’ormai defunta Post-it?. Ad ogni modo, ricordo perfettamente che a suo tempo parlando con Gianmaria (il boss/factotum della Fratto9 e gran capoccia di Post-it?) convenivamo sul fatto che fossero un buon gruppo e che si distaccavano parecchio dalla media delle cose italiane del periodo.

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