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Vanishing Life – People Running (Collect, 2014)

Una manciata di minuti, tante riverenze per il passato e altrettante speranze per il futuro. Lo sono i Vanishing Life, ovvero la nuova formazione di Walter Schreifels, ex mastermind prima degli straight edgers newyorkese Gorilla Biscuits (prima ovazione), capaci di fondere cattiveria hc e melodia, poi innovatore negli anni Novanta con i Quicksand (e sono ancora applausi), squadrata band di culto, e poi capace a inizio 2000 di raccogliere melodia, energia in un gruppo, i Rival Schools che non suonava forse così epocale come le band precedenti ma che era davvero valido.

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Walter Schreifels – an open letter to the scene (Arctic Rodeo, 2010)

Spero che il nome non vi sia nuovo, perchè per gente che ha bazzicato nel circuito hardcore o che ha vissuto il rock indie-pendente degli anni '90 Walter Schreifels è un vero e proprio gigante. Parliamo del responsabile delle chitarre dei Gorilla Biscuits, del bassista degli ultimi Youth of Today e poi ancora dell'uomo che cantava e macinava riff con quegli eroi dei Quicksand (appena dopo la breve parentesi con i Moondog, con cui registrò un demo), che sotto falso nome (mi pare per questioni di contratto) scriveva i pezzi per il primo disco di Civ e che, dulcis in fundo, trascinava i Rival School (che voci recenti danno riformati e con un disco in uscita). 

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Paolo Petralia Aka SOA Records

Chi è Paolo Petralia? Per chi non lo conosce un po' per età, un po' per fortuna, un po' perché non beve Jegermaister, il signor Petralia è l'uomo che ha stampato "pietre militari" del punk nazional popolare come Growing Concern e Concrete before: "quest'anno ho deciso che piacciono i Concrete pure a me perché in giro butta così". E' l'uomo che si è inventato i Comrades ed i Colonna Infame Skinehead, ma soprattutto è il papa nero che muove i fili della SOA records (www.soarecords.it). Come avrete modo di leggere nell'intervista miei cari drughi si tratta di un uomo di quelli "che non ce ne sono più" e dopo la recente dipartita del barone Liedholm e di Biagi è una delle poche solide certezze rimaste oltre al fatto che Elvis è vivo. C'è chi pensa che sia coerente fino all'anacronismo, c'è chi pensa che sia anacronistico ed irritante, c'è chi pensa che sia una gran testa di cazzo e c'è chi lo conosce semplicemente tramite uno dei pochi blog che valga la pena di essere letto (soarecords.splinder.com)… e "c'è chi dice no", ma a quanto pare lo dice pure lui a Vasco, quindi non fatevi illusioni in merito ad una svolta pop. Difficile inquadrare bene questo indomito "vegan-oi-straight-edge-aggro-grind-crust-metal-punk", però bastino le parole con cui un vetusto punk nordeuropeo l'estate scorsa menzionandolo esclamò senza indugi: "Petralia… what a hero!".

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Bear Claw – Slow Speed: Deep Owls (Sickroom, 2007)

Ascoltando I Bear Claw come sempre ero ignaro di chi fossero e da dove venissero, perché se leggo i comunicati stampa lo faccio quasi sempre dopo essermi già fatto un'idea del disco, fatto sta che come immaginavo durante l’ascolto si tratta di un gruppo così americano che infatti viene da Chicago. Oltrepassata l'inutilità dei comunicati stampa, il mio commento di apertura i riferisce al suono, a quello che suonano ed al modo in cui lo fanno e non è per nulla negativo, come dire che da un nero del ghetto non sia lecito aspettarsi che giochi bene a basket. Da Chicago vengono solo due cose "i tori e gli Shellac ed io non vedo le corna", forse potrebbe essere anche un po' brutto dirlo ma si tratta proprio di post/math rock made in Chicago stile i succitati mostri ma anche primi 90 Day Man, Slint, Dianogah ma anche minori troppo velocemente dimenticati come Lustre King.

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