labirinto_anatema_2010

Labirinto – Anatema (Dissenso, 2010)

Dal Brasile, attivi dal 2003, questi Labirinto arrivano oggi (beh non proprio oggi, l’album è del 2010) a partorire un ponderoso disco di 70 minuti così etichettabili: post rock. Non si scappa, la passione per i crescendo e le esplosioni strumentali ha contagiato anche il Sud America (tra l’altro, visto che non bazzico assolutamente quelle zone, quanto post rock sommerso rischiamo di trovare nascosto lì?). Principale ispirazione del gruppo paiono essere i Godspeed You! Black Emperor, ma anche a citare i Mogwai non si sbaglia immagino. Maggiormente personali certi passaggi più progressivi. E quasi spiazzianti nell'intro folk a base di banjo di Chromo, peccato che ritornino quasi subito verso i lidi sicuri cui si accennava prima.

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Fratto9 Under The Sky: free your mind and play as loud as you can

I due motti scritti qui sopra campeggiano sul nuovo sito della Fratto9 Under The Sky, etichetta a cui dedichiamo questo articolo: credo che rappresentino due delle sue caratteristiche principali, l’atteggiamento davvero aperto nei confronti di tutta la musica e una innegabile anima rock che al di là dei generi suonati fa spesso e volentieri capolino. Oltre a dare una descrizione delle uscite, ho anche fatto due chiacchere con Gianmaria Aprile, in modo da entrare meglio nell’atmosfera di quest’etichetta allergica a scene piuttosto che a mode, più che altro concentrata nel fare uscire fuori musica interessante e spesso poco allineata ai vari canoni del momento.

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The Seven Mile Journey – The Metamorphosis Project (Fonogram Agency, 2008)

The Seven Mile Journey è un quartetto danese, qui alla prese con il suo secondo album (il primo risale al 2006). Vale la pena chiarire fin da subito che i nostri qui si muovono negli ormai abusati territori del post rock di stampo epico chitarristico, insomma chi ama perdersi tra atmosfere cinematiche e sognanti, arpeggi, crescendo strumentali, improvvise esplosioni di furore (leggi Mogwai, Explosions In The Sky, Mono, Godspeed You! Black Emperor), troverà qui tutto ciò che cerca, arricchito tra l’altro da contenute parti di piano, mai sopra le righe e ben dosate e amalgamate col resto.

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Lucertulas – Tragol De Rova (Robotradio, 2007)

Tempo fa qualcuno durante il concerto dei Botch mi bofonchiò: "e checcazzo questo è uno dei gruppi che ti riconcilia con l'hardcore!!", bene, i Lucertulas fanno parte di quella stessa categoria. Dai tempi di Homo Volans le lucertole hanno cambiato sia basso-voce che batteria, eppure il suono è rimasto identico a 'sto punto verrebbe da pensare che il motore del combi sia il chitarrista, cosa vera solo in parte visto che i veneti sono una squadra, anzi un gruppo di "mescaleros" vista la molestia ma anche lo stile.

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