Deafheaven

Deafheaven – Sunbather (Deathwish, 2013)

Incensati da stampa e webzine un po’ ovunque, i californiani Deafheaven pur non inventando nulla sembrano e vogliono mettere d’accordo tutti. O quasi. La (furba) pozione magica che allarga la platea degli ascoltatori consiste in una bella svecchiata della formula ormai obsoleta del post rock strumentale, senza rinnegare nulla, anzi. Vengono ricalcati per  bene i migliori trucchi le migliori chitarre e riverberi tra melodia e tensione statica miscelati/alternati con innesti a raffica di beast beat, potenti riff heavy e voce growl (George Clark) di matrice black metal.

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Papier Tigre – Recreation (Africantape/Murailles Music, 2012)

Un amico entra in casa mentre ascolto Recreation ed esclama:”Ah. Sei nel periodo Shellac?”. Ok. Magari non è proprio l’amico, musicalmente parlando, più colto che ho, però non ha completamente sbagliato mira. I Papier Tigre, da cinque anni sulla scena e al traguardo del loro terzo lavoro, vantano una quantità più che rispettabile di live in giro per il mondo (sopra a tutta la suddetta quantità, spicca un’apparizione all’All Tomorrow’s Party, mica niente) e sì, per certi aspetti, hanno un piglio e un’attitudine molto simile alla Divin Creatura del Signor Albini. Ma anche a gente come i Dianogah – vedi Chimera – che scopro, tipo Prova Del Nove, tra i links degli ascolti consigliati sul sito della band.

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Montezuma – Di Nuovo Lontano (Dischi Dell’Apocalisse/Dicks And Decks/OnlyFuckingNoise/Mukkake, 2011)

Sarà sempre la solita questione anagrafica, ma immagino per un momento di tornare indietro un paio di lustri orsono  inneggiando con tutto l’entusiasmo giovanile a certo post rock come quello proposto dai Montezuma, inchinandomi solo per il bel nome al cospetto della divinità azteca. No, alla fine non hanno nulla che non va, tranne il fatto di suonare per orecchi (anche ben più smaliziati dei miei) un po’ troppo già sentiti e, qualche volta, di maniera. Non sono mai stato un discepolo di Isis o Pelican (di questi ultimi, ricordo solo il batterista più preso male e agitato della storia), mentre ho apprezzato per un certo periodo, e anche parecchio ammetto, le prime due uscite degli Explosions In The Sky, gruppo purtroppo bollito già da tempo. Non a caso elenco queste tre band a cui il quartetto di Pesaro sembra rifarsi in modo comunque molto credibile.

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Replace The Battery – Daily Birthday (In The Bottle, 2010)

Proprio dopo aver finito la recensione dei Ka Mate Ka Ora ecco che ci imbattiamo nei padovani Replace The Battery, nome non nuovo, li ricordo quasi un lustro fa dal vivo, dove proponevano in modo convincente quel post rock coi crescendo che già allora, condito in mille salse, stava risultando parecchio indigesto. Insomma c'è stato un momento in cui le cover band sotto falso nome dei Mogwai hanno invaso mezza penisola. Al di là di tutto si notava come gruppi come questi RTB e gli emiliani Niker Hill Orchestra avessero ancora qualcosina da dire a proposito, perlomeno dal vivo. Oggi come oggi sarebbe davvero dura risentire questi suoni quando già i riferimenti stanno accusando tantissimo il colpo e il tempo, dai Mogwai stessi agli epigoni americani, Explosions In The Sky o This Will Destroy You che siano.

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