Camion – A Serenade For Yokels (Autoprodotto, 2011)

Appena mi è capitato fra le mani il disco di questo terzetto romano non ho potuto non pensare che avessero uno dei nomi più brutti, o quantomeno banali, mai sentiti; la prospettiva ha cominciato a cambiare leggendo i titoli delle canzoni (fra cui spiccano gli eloquenti Route 666 e Cowbell From Hell) che rivelavano un immaginario simpaticamente cazzone e decisamente lontano dalle tendenze di genere. L'ascolto del disco ha poi fugato gli ultimi dubbi, rivelando il Camion per ciò che è realmente: il Pork Chop Express di Jack Burton in Grosso Guaio A Chinatown. Ora tutto ha un senso.

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Albert Mudrian – Choosing Death (Tsunami, 2009)

Lentamente anche da noi le case editrici vanno colmando le lacune in materia di musica estrema, o comunque non legata al rock mainstream, dando alle stampe testi che già all'estero hanno ricevuto giustamente attenzione. Fra tutte emerge la neonata Tsunami che rende disponibile Choosing Death, scritto dal direttore di Decibel Magazine Albert Mudrian; di cosa tratti lo spiega piuttosto bene il sottotitolo: L'Improbabile Storia Del Death Metal E Del Grindcore.

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Suffocation – S/T (Relapse, 2006)

Felice ritorno per i principi del death Suffocation. Virtuosi al parossismo, accartocciati su sé stessi, racchiusi all’interno di centinaia di cambi, drammatici, senza speranza e con quella epica macilenta dei migliori e mai dimenticati Entombed. Ma qui la scuola è palesemente americana, ed è sempre quell’immaginifica Immoral Wasteland che continua a sedurre tanto gli estimatori di Robert Heinlein (Starship Troopers) quanto i grinders della Sud. Qui non troveremo certo le intuizioni dei Mastodon, ma nemmeno la pena melodica degli ultimi The Haunted. Le parole chiave sono: tecnica, passione, disprezzo. E, in effetti, questa la definirei proprio "musica del disprezzo": non tanto verso il mondo, il progresso o la stessa confindustria, quanto invece verso noi stessi.

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Chrome Division – Doomsday Rock ‘n Roll (Nuclear Blast, 2006)

Ho deciso di dare una svolta alle recensioni di brutti dischi per non prendermi una patente pirandelliana.Con orgoglio posso dire che questo è il disco dell'estate. Sì lo so, la copertina è frusta come il pannolino di un neonato, ma non importa: se ancora credete che The Ace of Spades sia il disco più grande di tutti i tempi, se criticate agli Entombed di non essersi mai coordinati completamente nella successiva svolta stilistica, se siete brutti, unti, grassi e scoreggioni: ebbene, questo album è per voi. Ma può esserlo anche se siete belli e stilosi come il sottoscritto.
Chitarre crushing, suono gonfio come la pancia der Bisteccone, tiro turbo e voce da uomo delle nevi. I Chrome Division potrebbero  durare anche solo lo spazio di un disco soprattutto per la genesi da quasi side project, ma a me basterebbe per farmi passare un' estate pari a quella di Vamos a la Playa

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